Sentinel 1-D, un satellite per amico

“Un lancio perfetto, una serata perfetta, senza incertezze”. Simonetta Cheli è soddisfatta. È appena rientrata nel suo ufficio di Parigi dal Centro di Controllo delle operazioni dell’ESA di Darmstadt, in Germania, dove ha seguito il lancio del satellite Sentinel 1-D. “È stato un nuovo successo per l’Europa – racconta a Sky Tg24 Insider la Direttrice dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale Europea – di collaborazione con la Commissione europea e le industrie, con Thales Alenia Space Italia nel ruolo di capo commessa industriale di sessanta aziende che hanno contribuito allo sviluppo di questo strumento”. In Italia erano le 22.02 di martedì 4 novembre quando un fascio di luce ha bucato il cielo dello spazioporto europeo di Kourou, in Guyana francese, e il lanciatore Ariane 6 ha guadagnato l’orbita con il suo prezioso carico: Sentinel 1-D, quarto satellite della famiglia Sentinel-1 a supporto dell’ambizioso programma di Osservazione della Terra Copernicus dell’Unione Europea. Lavorerà in tandem con il gemello Sentinel 1-C, lanciato lo scorso dicembre, due occhi puntati sul Pianeta per garantire un monitoraggio costante. “questo satellite sostituirà la sentinella 1-A lanciata nel 2014 – spiega Cheli - che ha raggiunto gli undici anni di vita e comincia a invecchiare, mentre per tutte le applicazioni che servono c’è bisogno di averne sempre due operative”. Quali sono le caratteristiche di questo satellite? A bordo di questo satellite c’è uno strumento radar in banda C. La caratteristica degli strumenti radar è quella di poter vedere attraverso le nuvole, notte e giorno, e di avere la capacità di accedere a zone molto remote sulla Terra, come l’Artico e l’Antartide, ma anche di avere visibilità su aree a grande copertura nuvolosa, penso a zone tropicali dove si può ottenere un’informazione dettagliata su elementi come la deforestazione. Grazie allo strumento radar possiamo gestire meglio le catastrofi naturali, vedere le estensioni delle inondazioni e i movimenti millimetrici del terreno e gli smottamenti, con una tecnica chiamata interferometria che è stata sviluppata grazie a competenze ed expertise italiane ma che ora viene usata mondialmente. L’Istituto di Geofisica e Vulcanologia la usa, ad esempio, per monitorare le zone a rischio di terremoti. Questo satellite servirà anche a migliorare il monitoraggio di tutti i trasporti marittimi, compresi quelli illegali e i flussi di migranti, grazie a un secondo strumento a bordo oltra a quello radar. Si chiama Automatic Identification System, è un sistema che ci permette di localizzare e identificare le barche a complemento dell’immagine satellitare. Questo è molto importante per vedere i flussi di navi illecite, ad esempio abbiamo già immagini radar di navi russe in zona artica che non si autoidentificano, ma ci serve anche per vedere le macchie di petrolio nel Mediterraneo e migliorare la gestione dell’inquinamento. A proposito del traffico marittimo, voi metterete a disposizione degli utenti i dati ottenuti da questo satellite in maniera open and free, ma ci sono dati sensibili che non potete diffondere liberamente? Dobbiamo distinguere i due strumenti. Questo satellite porta a bordo un sistema radar con dati free and open che rispecchia la politica dati di Copernicus decisa dalla Commissione europea all’inizio del programma, mentre l’ Automatic Identification System non ha un sistema di dati free and open perché è legato al sistema Galileo di navigazione satellitare che ha delle condizioni accesso ai dati differenti da quelli di Copernicus, con alcune limitazioni rispetto agli utenti in quanto ha la vocazione di sostenere certi servizi legati alla sicurezza. Perché c’è bisogno di avere sempre una coppia di sentinelle in attività? L’importanza di avere due satelliti che lavorano assieme, come sarà per Sentinel 1-D che tra sei mesi terminerà la fase di validazione della funzionalità degli strumenti a bordo e opererà in coppia con Sentinel 1-C, è da una parte garantire una maggiore ripetitività in termini di passaggi sulla zona interessata: oggi dipende da quale latitudine si parla, ma abbiamo una ripetitività di passaggio sulla stessa zona del mondo tra i tre e i sei giorni, e questo proprio grazie a questo lavoro di coppia. Inoltre, l’ attività a due è importante per avere passaggi successivi di satelliti diversi sulla stessa zona e poter confrontare il prima e il dopo di uno rispetto all’altro, e questo è uno dei valori aggiunti del sistema Sentinel -1 di Copernicus, che ci dà proprio la differenza in termini di superficie di copertura terrestre e diventa importante per vedere l’evoluzione della produzione agricola o l’impatto di un disastro ambientale. Questo passaggio ripetitivo ci dà delle informazioni successive e confrontabili sulla medesima zona, quindi averne due in operazione allo stesso tempo è un vantaggio fondamentale. Nel caso di una catastrofe naturale, come un terremoto o un’alluvione, in quanto tempo siete in grado con questi satelliti di dare informazioni a chi sta prestando i primi soccorsi? In caso di disastri naturali viene attivato il servizio di emergenza Copernicus, un servizio dedicato con una reattività direi immediata, nel senso che verifica immediatamente quali sono le informazioni disponibili sia sullo storico, confrontando con l’ESA quali sono i dati in archivio che abbiamo in ESRIN a Frascati, e che può intervenire per ripianificare il passaggio del satellite sulla zona interessata; quindi, in poche ore si recuperano i dati necessari. Ovviamente il dato da solo non è sufficiente per supportare le esigenze legate a un’emergenza naturale, perché va anche processato, ma oggi la rapidità in termini di reattività di questo servizio è molto alta, ad esempio nel caso dell’alluvione di Valencia il servizio Copernicus è stato attivato in poche ore ed ha fornito informazioni utili ai soccorritori. Oltre al servizio Copernicus esiste anche la Carta Internazionale dei Disastri Naturali che, coordinata dall’ESA a Frascati, coinvolge diciassette Agenzie spaziali mondiali che contribuiscono volontariamente con i dati disponibili alla gestione dei disastri naturali. Questa carta è un meccanismo operativo: nel caso di un’inondazione, un’eruzione vulcanica, un terremoto, le Nazioni Unite, i Paesi membri, i servizi delle protezioni civili possono attivarla subito per vedere quali sono i satelliti delle varie agenzie che passano sulla zona interessata, ed essendo diciassette c’è sempre un satellite che passa quasi nell’immediato, e quali i dati che abbiamo in archivio, per renderli disponibili a tutti in poche ore. Si parla molto di sostenibilità dello spazio e il tema della quantità dei satelliti messi in orbita è all’attenzione di tutti. Parlando delle Sentinelle, qual è il loro impatto ambientale e quali sono le politiche introdotte dall’Agenzia Spaziale Europea per limitare l’inquinamento prodotto da questi strumenti? L’ESA ha una politica di responsabilità rispetto alla sostenibilità ambientale, non solo sulla Terra ma anche nello spazio; quindi, ha introdotto delle iniziative tra cui la Carta della Sostenibilità, che prevede un impegno da parte delle istituzioni dei Paesi membri, ma anche delle aziende che lavorano con noi, per garantire un meccanismo di controllo e di gestione migliore dello spazio in termini di detriti e di rimanenza di satelliti che finiscono di vivere. Si tratta di una politica che abbiamo introdotto in tutte le nuove missioni che vengono definite, comprese quelle di osservazione della Terra: ad esempio è sempre previsto del carburante in eccesso a bordo, per garantire il rientro controllato del satellite, in più abbiamo una serie di meccanismi di integrazione delle attività programmatiche atte a garantire la funzione di togliere dalle orbite il detrito. Nel caso specifico di Sentinella 1-B, che nel 2022 ha finito il suo periodo di vita per un problema tecnico, quando il satellite è stato concepito questo tipo di policy non esisteva, però abbiamo svolto un’attività di passivazione, ovvero di riduzione dell’energia a bordo, e di abbassamento dell’orbita fino ad arrivare a quella in cui nei prossimi venicinque anni, in linea con le regolamentazioni internazionali, il satellite rientrerà, e questo proprio per limitare quello che può essere il suo impatto ambientale. Che aspettativa di vita hanno questi satelliti? L’aspettativa di vita per queste sentinelle, comprese la 1-D, inizialmente è di sette anni, ma come abbiamo visto satelliti come 1-A hanno raggiunto gli undici anni; quindi, hanno raddoppiato la loro capacità iniziale perché sono satelliti costruiti molto bene, l’industria ha fatto davvero un ottimo lavoro quando li ha sviluppati, e così abbiamo potuto continuare a utilizzarli per più tempo rispetto a quello che in origine era stato previsto. A fine mese ci sarà la Ministeriale dell’ESA a Brema, in Germania. Che aspettative ha da Direttore dei programmi di osservazione della Terra? L’osservazione della Terra oggi rappresenta il settore più importante, sia in termini di investimenti che di numero di satelliti per l’Agenzia con circa il 34% cento delle risorse annuali, di 7.7 miliardi. Chiaramente questo è un settore che ha delle prospettive economiche in termini di ritorno per le aziende sia nel sistema hardware di sviluppo dei satelliti sia di crescita nel contesto mondiale di prodotti e servizi collegati all’utilizzo del dato, e questo è molto importante e fa parte delle proposte che presenteremo alla Ministeriale, che sarà un momento di continuità rispetto ai programmi e alle missioni già esistenti, come Copernicus, ma anche un momento di novità e di avanzamento. Qual è il ruolo dell’Italia nella missione Sentinel 1-D? Il nostro Paese ha un ruolo molto importante, essendo uno dei massimi contributori di Copernicus e uno dei Paesi leader nel campo dell’osservazione della Terra. Nello specifico della Sentinella 1-D ha un ruolo ancora più importante in quanto è il capo commessa industriale, con Thales Alenia Space Italia, di sessanta aziende in Europa coinvolte nello sviluppo del satellite, con Airbus Germania che ha costruito il radar. Un ruolo fondamentale, sia a livello industriale sia a livello di utilizzo dei dati: moltissimi attori istituzionali italiani usano i dati di Sentinel-1 in maniera sistematica, come la Protezione Civile e l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, ma anche le autorità come Ispra a livello di pianificazione e controllo ambientale. Come valore aggiunto l’Italia ha molte aziende che utilizzano già i dati radar di Sentinel -1 per farne impresa e prodotti commerciali. Ultimo, ma non per importanza, il ruolo del Centro ESA di Frascati, con il team del programma che gestisce l’organizzazione della pianificazione della missione, e per la archiviazione e la distribuzione di dati agli utenti. C’è qualcosa che vuole aggiungere per far capire l’importanza di un programma come quello delle Sentinelle? Credo che a volte ai cittadini manchi un po’ il collegamento tra la dimensione dello spazio, che sembra da noi lontana, una tecnologia inavvicinabile, e il nostro quotidiano, che alla fine è vedere qual è la qualità del prodotto che mangiamo, dell’aria che respiriamo, e come possiamo meglio gestire le emergenze climatiche collegate a inondazioni, terremoti e a molto altro. Sono cose che sembrano distanti, ma che in realtà ci toccano tutti da vicino, e sono le applicazioni quotidiane del lavoro svolto da satelliti come le sentinelle.

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Marta Meli