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Nasa, lanciati due piccoli satelliti per monitorare gli uragani

Scienze
twitter.com/NASA

L’operazione “Tropics” è partita dalla Nuova Zelanda, con l’ausilio di un razzo della compagnia americana Rocket Lab. In particolare, il razzo Electron, inserito nella categoria dei micro-lanciatori e alto solo 18 metri, è decollato nelle scorse ore da Mahia, nel nord del Paese. I minisatelliti consentiranno di "vedere davvero come le cose cambiano di ora in ora", hanno spiegato gli scienziati coinvolti

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Nell’ambito della missione denominata “Tropics”, la Nasa ha lanciato due piccoli satelliti con l’obiettivo di monitorare, in tempo reale, l'evoluzione degli uragani. L’operazione è partita dalla Nuova Zelanda, con l’ausilio di un razzo della compagnia americana Rocket Lab. In particolare, il razzo Electron, inserito nella categoria dei micro-lanciatori e alto solo 18 metri, è decollato nelle scorse ore da Mahia, nel nord del Paese. I due satelliti, Cubesats, pesano circa cinque chili. Tra due settimane, poi, un secondo razzo verrà lanciato per trasportare altri due satelliti che andranno ad integrare la piccola “costellazione”.  

Informazioni aggiuntive rispetto ai satelliti più grandi

I satelliti permetteranno non più di "vedere solo cosa sta accadendo in un dato momento, ma anche di vedere davvero come le cose cambiano di ora in ora", come riferito da Will McCarty, scienziato della Nasa. "Avremo sempre bisogno dei grandi satelliti ma ciò che possiamo ottenere da questa missione sono informazioni aggiuntive rispetto ai satelliti di punta che già abbiamo", ha poi aggiunto l’esperto. Sottolineando che le informazioni raccolte dai satelliti su temi quali precipitazioni, temperatura e umidità possono permettere di migliorare le previsioni meteorologiche, in particolare specificando meglio il luogo su quale l'uragano si potrà scagliare e con quale intensità, così da preparare con più accuratezza le eventuali evacuazioni delle popolazioni colpite. A lungo termine, hanno concluso gli scienziati impiegati nell’operazione, una migliore comprensione della formazione e dell'evoluzione di queste tempeste consentirà di migliorare, in generale, i modelli climatici.

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