Venti galattici, un “microscopio” cosmico svela la loro origine

Scienze

Per fare luce su questi fenomeni, i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) hanno studiato un campione di galassie attive tramite i dati raccolti dallo strumento Sinfoni, montato sul Very Large Telescope

Nell’universo esistono alcuni buchi neri supermassicci che, divorando la materia circostante a ritmi cospicui, danno luogo a delle intense emissioni su tutto lo spettro di frequenze. Talvolta possono persino innescare dei giganteschi venti in grado di propagarsi su scale galattiche. Queste enormi masse d’aria sono da anni al centro dei dibattiti degli astrofisici, che hanno formulato svariate ipotesi sulla loro importanza e sui loro possibili effetti sull’evoluzione delle galassie ospiti attraverso meccanismi di “azione e reazione” che avrebbero la capacità di regolare sia la crescita del buco nero centrale che la formazione delle stelle. Nel corso di un nuovo studio, i ricercatori dell’Inaf hanno cercato di far luce su questo fenomeno, concentrandosi in particolare sul legame tra il buco nero centrale supermassiccio e la galassia ospite.

Il progetto Super

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics, si inseriscono nell’ambito del progetto Super (A Sinfoni Survey for Unveiling the Physics and Effect of Radiative feedback) che ha già portato alla pubblicazione di altre due ricerche curate dallo stesso team di ricerca. L’obiettivo degli studiosi è studiare la fuoriuscita di gas dai centri galattici utilizzando lo strumento Sinfoni, montato sul Very Large Telescope dell’European Southern Observator (Eso) in Cile. Nel corso del loro ultimo lavoro, gli esperti si sono basati su un campione rappresentativo di 21 galassie attive per studiare gli effetti dei venti emessi dai buchi neri su diverse scale. 

 

Le caratteristiche dei venti galattici

Le osservazioni condotte dai ricercatori dell’Inaf hanno permesso di riscontrare la presenza di venti galattici in tutte le sorgenti prese in esame. Questo risultato dimostra che tali fenomeni erano piuttosto comuni nel periodo in cui si formarono le galassie attive protagoniste dello studio (circa 10.8 miliardi di anni fa). Michele Perna, ricercatore dell’Inaf e co-autore dello studio, spiega che i venti emessi dai buchi neri viaggiano a velocità comprese tra i 3 e i 7 milioni di km/h e si estendono fino a ventimila anni luce dai centri delle galassie ospiti. 

 

I risultati ottenuti

Ricorrendo a un “microscopio” astronomico, ossia all’analisi degli spettri ottici delle galassie prese in esame, i ricercatori dell’Inaf sono anche riusciti a seguire i venti fino alla sorgente, in prossimità dei buchi neri supermassicci. “Le righe emesse da atomi di carbonio ionizzato, visibili negli spettri della Sloan Digital Sky Survey, sono generate a pochi anni luce dal buco nero, e rivelano come i venti di materiale ionizzato scoperti con Sinfoni siano presenti anche su queste scale relativamente piccole, nel cuore delle galassie”, spiega Giustina Vietri, la prima autrice dello studio. “Così abbiamo potuto collegare, per la prima volta, la presenza dei venti galattici dalle scale più piccole a quelle più grandi”, aggiunge. I risultati ottenuti indicano che i venti osservati a piccole distanze dipendono dalle proprietà del buco nero centrale. Inoltre, queste masse d’aria avrebbero la capacità di influenzare il gas fino ai confini delle rispettive galassie.

foto_galassie_2

approfondimento

Spazio, un nuovo studio sulle galassie dell'universo primordiale

Scienze: I più letti