Catturati gli ultimi istanti di vita di una stella inghiottita da un buco nero

Scienze

Il risultato si deve a un team ricercatori dell’Università di Birmingham. Lo studio aiuterà gli scienziati a comprendere meglio i buchi neri supermassicci e la materia che li circonda

Un team di ricercatori dell’Università di Birmingham è riuscito a catturare gli ultimi istanti di vita di una stella, prima che venisse inghiottita da un buco nero supermassiccio. Lo studio, a cui hanno preso parte anche Francesca Onori e Sergio Campana dell’Inaf, aiuterà gli scienziati a comprendere meglio i buchi neri supermassicci e la materia che li circonda. Per comprendere la portata del risultato, descritto nel dettaglio sulle pagine della rivista Royal Astronomical Society, è importante partire dal processo che precede il fenomeno osservato.  

Quando una stella passa troppo vicino a un buco nero, la forte attrazione gravitazionale esercitata dal corpo celeste distrugge la stella in sottili filamenti di materiale stellare. Durante questo processo, chiamato “spaghettificazione”, parte del materiale cade nel buco nero, rilasciando un bagliore luminoso di energia che può essere rivelato dagli astronomi. Tuttavia, finora, il bagliore di luce prodotto da questo fenomeno, che prende il nome di distruzione mareale, è stato difficile da osservare e da studiare, perché spesso oscurato da polvere e detriti.

This illustration depicts a star (in the foreground) experiencing spaghettification as it’s sucked in by a supermassive black hole (in the background) during a ‘tidal disruption event’. In a new study, done with the help of ESO’s Very Large Telescope and ESO’s New Technology Telescope, a team of astronomers found that when a black hole devours a star, it can launch a powerful blast of material outwards.
ESO/M. Kornmesser

Lo studio nel dettaglio  

 

ricercatori dell’Università di Birmingham, coordinati dall’astrofisico Matt Nicholl, sono riusciti a studiare nel dettaglio l’esplosione di una stella a 215 milioni di anni luce dalla Terra, che nel 2019 passò troppo vicina a un buco nero supermassiccio. Il bagliore di luce prodotto dalla distruzione mareale è stato captato e analizzato in tutta la sua evoluzione, grazie alla tempestività della scoperta. 

Nello specifico, il fenomeno, chiamato AT 2019qiz, è stato osservato grazie ai telescopi Very Large Telescope e il New Technology Telescope dell’Eso e ai dati raccolti dall’osservatorio spaziale Swift della Nasa.  

“Siamo stati fortunati e abbiamo potuto dare un’occhiata al fenomeno osservando la cortina di polvere e detriti che si alzava mentre il buco nero lanciava un potente deflusso di materiale con velocità fino a 10.000 km/s questa rapida occhiata ha permesso  di individuare l’origine del materiale oscurante e  di seguire in tempo reale come esso avvolge il buco nero”, commenta Kate Alexander, tra gli autori dello studio. 

“AT2019qiz è l’evento di distruzione mareale più vicino scoperto fino ad oggi e quindi ben osservato attraverso lo spettro elettromagnetico questo è il primo caso in cui vediamo il gas fuoriuscire durante il fenomeno di distruzione e accrescimento che spiega sia il processo ottico sia le emissioni radio che abbiamo visto in passato. Fino ad ora la natura di queste emissioni è stata molto dibattuta ma questo evento ci sta rivelando i processi fisici che coinvolgono l’accrescimento e l’espulsione di massa dai buchi neri supermassicci”, precisa Edo Berger, tra i ricercatori dello studio.

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