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Io, un nuovo studio sui gas vulcanici del satellite di Giove

Scienze

Lo ha condotto un team di esperti dell’università di Berkeley, servendosi delle potenzialità di Alma, un radiointerferometro situato a 5000 metri d'altitudine nel deserto di Atacama, nel Cile

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Un team di ricercatori statunitensi ha condotto un lavoro di ricerca sui vulcani di Io, il più interno dei quattro satelliti medicei di Giove (insieme ad Europa, Ganimede e Callisto), il quarto satellite del sistema solare per dimensione e quello più denso di tutti, scoprendo che quasi la metà dei composti di zolfo presenti nell’atmosfera sono prodotti dalla loro attività.

Oltre 400 vulcani attivi che emettono gas ricchi di zolfo

I satelliti naturali di Giove sono stati tra le prime lune scoperte a orbitare intorno ad un altro pianeta. Era l’inizio del ‘600 e Galileo Galilei le scoprì attraverso il telescopio. Quattro secoli dopo, questi satelliti sono ancora al centro degli studi degli scienziati, proprio come successo nel caso di questa ricerca, guidata dall’astronoma dell’università di Berkeley Imke de Pater che, insieme al suo team, ha studiato in maniera piuttosto innovativa il satellite Io, utilizzando le potenzialità del radiointerferometro Alma, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array che si trova tra le Ande cilene. Lo studio, attualmente in fase di pre-print e in attesa di pubblicazione sulla rivista “The Planetary Science Journal”, ha così approfondito alcune dinamiche relativa al satellite di Giove più attivo dal punto di vista vulcanico dell’intero Sistema solare, così come spiega anche un comunicato apparso sul sito dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Gli esperti spiegano che la superficie di Io è costellata da più di 400 vulcani attivi che emettono gas ricchi di zolfo e proprio questi gas, nel momento in cui congelano sulla superficie, contribuiscono a dare al satellite una colorazione caratteristica, ovvero giallo-aranciata. Questa intensa attività vulcanica è legata al cosiddetto “riscaldamento mareale”: si tratta di forze di marea, molto simili a quelle che si verificano sulla Terra, che sono relative all’interazione tra Io e Giove e che innescano forti attriti interni e riscaldamento. Così facendo, spiegano gli esperti, le rocce fondono, diventano magma e formano i vulcani.

L’atmosfera di Io

Gli astronomi hanno potuto comprendere ancora meglio che su Io è presente un’atmosfera particolarmente sottile, un miliardo di volte più di quella terrestre, il cui studio può svelare meglio le dinamiche che si verificano all’interno della crosta colorata del satellite. In base a studi precedenti sull’atmosfera di Io, era emerso come la sua composizione si basi principalmente sul diossido di zolfo. “Questo gas, noto come anidride solforosa, potrebbe essere emesso direttamente dai vulcani oppure potrebbe sublimare dalla superficie ghiacciata esposta alla luce solare”, spiega l’Inaf. Grazie alla tecnologia avanzata di Alma, gli astronomi hanno potuto osservare i getti di diossido di zolfo e monossido di zolfo espulsi dai vulcani, calcolando che l’attività vulcanica può arrivare a produrre tra il 30 e il 40% dell’intera atmosfera di Io. Ma non è tutto, perché le capacità di Alma sono riuscite a rilevare la presenza di un altro gas, il cloruro di potassio, emesso dai vulcani che non emettono i composti di zolfo. Questa, suggeriscono gli esperti, è una precisa indicazione del fatto che differenti vulcani hanno differenti composizioni magmatiche.

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