Giove, osservati per la prima volta fulmini a bassa quota nell’atmosfera

Scienze

Due studi spiegano il fenomeno partendo dalla presenza di acqua e ammoniaca. Si aprono nuovi scenari per la meteorologia dei pianeti gassosi

Novità in vista dall’atmosfera di Giove. Il grande puzzle dei fulmini sul corpo celeste si arricchisce di nuovi tasselli grazie alle recenti osservazioni effettuate con gli strumenti a bordo di Juno, la sonda spaziale della Nasa lanciata nel 2011, da quattro anni in orbita intorno al pianeta con all’attivo già quasi 500 milioni di chilometri percorsi nel Sistema solare. La sonda ha osservato per la prima volta fulmini a bassa quota nell’atmosfera di Giove e la presenza di grandine di acqua e ammoniaca.

 

I fulmini nell’atmosfera di Giove

 

Juno ha immortalato in modo del tutto inaspettato alcuni bagliori luminosi superficiali nell’atmosfera di Giove: veri e propri fulmini durante le frequenti violente tempeste che perturbano il gigante gassoso, caratterizzando la superficie gioviana con grandi macchie rossastre. Questi bagliori - illustrate nel dettaglio in uno studio uscito su Nature - raccontano una storia molto diversa da quelle suggerite finora dalle altre osservazioni. Gli scienziati infatti davano per assodato che il fenomeno dei fulmini nell’atmosfera alta di Giove fosse analogo a quello terrestre, originandosi all’interno di nubi acquose nell’atmosfera del pianeta a causa della presenza di acqua nelle sue tre fasi: liquida, solida e gassosa. A essere osservati questa volta sono invece flash luminosi molto più deboli, provenienti dalla parte bassa dell’atmosfera gioviana, regioni in cui in cui la temperatura è inferiore a -66 °C e in cui l’acqua non può certo trovarsi allo stato liquido.

 

Il ruolo dell’ammoniaca

 

Una ricerca pubblicata nei giorni scorsi sul Journal of Geophysical Research spiega come la formazione di questi fulmini sia possibile grazie all’ammoniaca. Secondo gli autori, i cristalli d’acqua interagiscano con i gas di ammoniaca, che a sua volta si comporta come un antigelo, trasformando il ghiaccio d’acqua in acqua liquida. Prima di questa scoperta, scrivono gli esperti di Inaf gli scienziati sapevano che alcune parti dell’atmosfera di Giove erano povere di ammoniaca a profondità relativamente basse, ma il fenomeno non era mai stato interpretato nel dettaglio. “La comprensione della meteorologia di Giove e di altri pianeti giganti come Urano e Nettuno è fondamentale per aiutarci a capire meglio anche il comportamento di pianeti gassosi giganti che si trovano al di fuori del Sistema solare, a cui rivolge l’occhio la ricerca astronomica e spaziale del futuro” conclude lo studio.

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