A rendersi protagonista del rilevamento, che andrà avvalorato da altre osservazioni, è stato un team di astronomi dell’Inaf di Bologna. Potrebbe trattarsi delle stelle della "Popolazione III"
Potrebbe trattarsi della prima generazione di stelle della storia dell’universo, del tutto incontaminate e composte principalmente da elementi primordiali. Sono una dozzina in tutto e sono state scoperte grazie ad una potente lente gravitazionale, orientata verso la costellazione di Eridano, da un team di astronomi guidato da Eros Vanzella e Massimo Meneghetti dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) di Bologna.
La Popolazione III
La scoperta (che andrà confermata con ulteriori osservazioni) di quella che potrebbe essere la “Popolazione III”, di cui gli astronomi hanno trattato in un articolo apparso sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”, riguarda per l’appunto stelle che proprio Inaf, sul proprio sito, definisce come “incontaminate, pure e illibate. Questi corpi celesti sono talmente antichi da essere considerati una tra le prime popolazioni di stelle nella storia dell'universo. La purezza di cui parlano gli astronomi sarebbe spiegata dal fatto che siano formate solo da tre elementi, i più semplici della tavola periodica, forgiati col Big Bang: idrogeno, elio e “una spolverata di litio”.
Gli step dell’osservazione
Per scovarle, i ricercatori si sono serviti del Muse (Multi Unit Spectroscopic Explorer) del Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), sfruttando l’effetto della lente gravitazionale, dato che queste stelle, seppur enormi e molto calde, sono talmente lontane da produrre una luce che giunge a noi 400 miliardi di volte più fioca di quella della stella più debole che si possa osservare a occhio nudo. In particolare è stato necessario ricreare un effetto lente d'ingrandimento in base al quale una galassia massiccia, in questo caso MACS J0416, distorcendo la luce proveniente da un altro oggetto posto alle sue spalle, amplifica la luce stessa, permettendo di osservare meglio. In poche parole, dicono gli esperti, “uno strumento straordinario fornito direttamente dalla natura, piazzato esattamente là dove occorreva per agire, su quella dozzina di stelle, come una lente gravitazionale di potenza inaudita”.
Le spiegazioni degli astronomi
“Abbiamo misurato una fortissima emissione dell’idrogeno, nota come Lyman-alpha. Talmente forte da richiedere la presenza di stelle speciali, di prima generazione, ma fino a ora mai trovate”, ha spiegato Eros Vanzella. “Queste stelle sono le sole capaci di stimolare enormemente questa riga spettrale. Le stelle di prima generazione infatti, note come Pop III stars, si formano in un ambiente illibato arricchito dalla nucleosintesi primordiale degli elementi, in cui solo idrogeno, elio e qualche traccia di litio rispondono all’appello. È un’evidenza indiretta, tuttavia queste straordinarie stelle possono raggiungere una massa mille volte quella del Sole ed essere venti volte più calde, oltre ad aver dato il via alla costruzione della tabella periodica degli elementi in quella regione”, ha spiegato l’esperto. Adesso però, per avere una conferma che si tratta proprio di alcune delle stelle più antiche del cosmo, gli astronomi specificano che occorrerà attendere le osservazioni del telescopio Elt (Extremely Large Telescope), che vedrà la luce nel 2025.