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Siamo soli nell'universo? Così la Nasa cerca di dare delle risposte

Scienze

Grazie all'utilizzo di telescopi terrestri e spaziali, tra cui Keplero e Tess, sono stati scovati oltre 4.000 esopianeti al di fuori del nostro sistema solare. E grazie a supercomputer gli esperti cercano di capire quali possono ospitare la vita

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Uno dei più grandi misteri che la vita sulla Terra racchiude è legato alla domanda "Siamo davvero soli nell’universo?". Alla Nasa, si può leggere in un post sul canale Tumblr ufficiale dell’agenzia spaziale americana, gli esperti lavorano duramente anche per dare delle risposte a questo quesito. “Stiamo perlustrando l'universo, dando la caccia a pianeti che potrebbero potenzialmente sostenere la vita”, dicono gli astronomi.

Già 4mila esopianeti trovati

Nell’ambito di questa ricerca, gli scienziati si servono di alcuni telescopi terrestri e spaziali, tra cui Keplero e Tess, grazie a cui sono stati scovati oltre 4.000 pianeti al di fuori del nostro sistema solare, chiamati in gergo “esopianeti” e per ciascuno di essi stanno cercando di capire quale potrebbe essere abitabile. Sfortunatamente però, non è possibile osservare nessuno di questi pianeti da vicino. L'esopianeta più vicino al nostro sistema solare, infatti, orbita attorno alla stella più vicina alla Terra, Proxima Centauri, che dista poco più di 4 anni luce. Con la tecnologia di oggi, occorrerebbe un veicolo spaziale che impiegherebbe 75.000 anni per raggiungere questo pianeta, noto come Proxima Centauri b.

Il ruolo del supercomputer

E allora come si può investigare su un pianeta che non si può raggiungere? Come possono gli esperti capire se può sostenere la vita? È qui che entrano in gioco i modelli computerizzati, spiegano gli esperti della Nasa. Per prima cosa gli astronomi si basano sulle informazioni che possono conoscere su un pianeta lontano: la sua dimensione, la massa e la distanza dalla sua stella. Gli scienziati possono dedurre questi dati guardando la luce che emettono le stelle mentre un pianeta le attraversa o misurando il trascinamento gravitazionale di una stella mentre un pianeta la circonda. Quindi utilizzano questi dettagli inserendoli in equazioni molto complesse, composte da circa un milione di righe di codice per computer. Il codice indica poi ad un supercomputer della Nasa (chiamato “Discover) come utilizzare le caratteristiche sui pianeti per effettuate alcune particolari simulazioni. Discover è composto da migliaia di computer che ronzano in un coro assordante grazie ad un continuo scricchiolio di elaborazione dati. Giorno e notte, emettono 7 quadrilioni di calcoli al secondo e da questi calcoli, gli esperti possono trarre informazioni utili per dipingere il quadro di un mondo alieno.

La prassi degli esperti

Ma se da un lato questo complesso processo non può dire se un esopianeta è abitabile o meno, può dire invece se un pianeta rientra nella gamma di candidati per dare seguito a osservazioni più particolareggiate. Uno degli obiettivi principali della simulazione che effettua Discover è quella di identificare i pianeti più interessanti a cui guardare con la tecnologia del futuro, come il James Webb Space Telescope, in modo che gli scienziati possano utilizzarne le costose risorse nel modo più efficiente. Inoltre, queste simulazioni stanno aiutando gli scienziati a creare un catalogo di potenziali firme chimiche che potrebbero rilevare nelle atmosfere la presenza di mondi alieni. Avere un tale database da cui trarre informazioni, infatti, può aiutare gli esperti a determinare rapidamente il tipo di pianeta che stanno guardando e decidere se continuare a osservarlo o rivolgere le attrezzature e i telescopi altrove.