Completata la mappa di Titano, la più grande delle lune di Saturno

Scienze
Immagine di archivio (Ansa)

Analizzando i dati raccolti dalla sonda Cassini in più di 10 anni di attività, i ricercatori del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa hanno individuato sei formazioni geologiche principali e ne hanno ricostruito l’età e la distribuzione 

I dati raccolti dalla sonda Cassini in più di 10 anni di attività hanno permesso a un gruppo di ricercatori del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa di completare la mappa geologica di Titano, la più grande delle 82 lune di Saturno. Il risultato, ottenuto sotto la guida di Rosaly Lopes, è stato pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Nature Astronomy. Esaminando gli oltre 100 passaggi ravvicinati della sonda Cassini su Titano, gli esperti sono riusciti a individuare sei formazioni geologiche principali e a ricostruirne l’età e la distribuzione. Nella mappa sono rappresentate, con dovizia di particolari, le montagne, le pianure, le vallate, i crateri e i laghi di metano presenti sul satellite naturale di Saturno.

Le caratteristiche geologiche di Titano

I laghi di metano sono concentrati nelle regioni polari di Titano, caratterizzate da una maggiore umidità. La regione equatoriale, invece, è contraddistinta da un clima arido e dalla presenza di ampie dune scolpite dai venti. La maggior parte della superficie della luna è formata invece da zone pianeggianti. I ricercatori spiegano che la superficie del corpo celeste è abbastanza giovane, come dimostrato dalla presenza di vari crateri. Secondo Rosaly Lopes, la mappa geologica aiuterà a capire la storia e l’evoluzione di Titano, che gli studiosi considerano simile a una Terra primitiva. Si tratta, infatti, dell’unica luna del Sistema Solare dotata di una densa atmosfera, con il metano che ha un proprio ciclo, come quello dell’acqua sulla Terra. “Titano è un corpo celeste molto interessante, con atmosfera, piogge e venti. È uno dei luoghi migliori del Sistema Solare in cui cercare tracce di vita”, spiega Lopes.

La missione del drone Dragonfly

Nel 2034, la Nasa invierà il drone Dragonfly a raccogliere maggiori informazioni sulla superficie di Titano, nell’ambito del programma ‘Nuove Frontiere’. Durante la sua permanenza sulla luna, che dovrebbe durare due anni e mezzo, il robot cercherà tracce di molecole organiche e possibili segnali di vita. Esplorerà, inoltre, il cratere Selk, che si è formato a causa dell’impatto con un meteorite, per verificare l’eventuale presenza di acqua allo stato liquido. 

Scienze: I più letti