I ricercatori del Wellcome Sanger Institute sono riusciti a contare le unità biologiche servendosi di una metodologia comunemente utilizzata dall’ecologia e basata sull’analisi della genealogia cellulare
Le cellule staminali del sangue sono anche conosciute come unità biologiche ematopoietiche. Sono state le prime stem cells a essere identificate negli anni ’60. La loro scoperta ha creato le basi per l’attuazione di un’ampia ricerca in questo settore. Ad oggi sono in corso un elevato numero di studi funzionali al loro impiego in ambito clinico, nella risoluzione di problemi di varia natura. Come altre cellule staminali, le ematopoietiche sono in grado di auto-rinnovarsi, creando una copia di loro stesse. Sono inoltre capaci di produrre altre unità biologiche specializzate, quali i globuli rossi e le numerose tipologie di elementi corpuscolari bianchi, fondamentali per garantire un corretto funzionamento del sistema immunitario del corpo umano. Le stem cells del sangue sono situate nel midollo di tutte le ossa lunghe, quali i femori, le anche, le vertebre e le costole della gabbia toracica.
Metodo della cattura-marcatura-ricattura
I ricercatori del Wellcome Sanger Institute hanno recentemente scoperto che le staminali ematopoietiche sono molto più numerose del previsto. Per compiere lo studio, gli esperti sono riusciti a contare le unità biologiche servendosi di una metodologia comunemente utilizzata dall’ecologia e basata sull’analisi della genealogia cellulare. Il procedimento della cattura-marcatura-ricattura, abitualmente impiegato per censire le popolazioni di animali, prevede diverse estrazioni di alcune cellule e il loro reinserimento a seguito di una marcatura. Nelle catture successive si contano solamente gli elementi già identificati, al fine di realizzare un conto accurato.
Primo studio compiuto direttamente sull’uomo
Secondo i dati emersi da una prima stima, il numero delle stem cells del sangue, in un uomo adulto sano, sembrerebbe aggirarsi tra le 50.000 e le 200.000 unità biologiche.
“Un valore 10 volte maggiore di quanto pensato finora. Tutte le precedenti analisi si basavano su studi fatti sui topi, gatti e scimmie; questa è la prima volta che si compie una ricerca direttamente sull’uomo”, commenta uno degli autori dello studio, Peter Campbell. Per giungere a questo risultato, gli esperti hanno sequenziato il genoma di 140 colonie di cellule staminali di un individuo sano di 59 anni. Queste sono state successivamente confrontate con la popolazione delle unità biologiche presente nel sangue, al fine di scovare delle mutazioni.
“Le alterazioni funzionano come un codice a barre. Le abbiamo monitorate nel resto del sangue per poter distinguere le staminali e renderne possibile una stima”, spiega Henry Lee-Six, primo autore dello studio. Partendo da queste osservazioni, i ricercatori hanno scoperto che la quantità di stem cells aumenta rapidamente in giovane età, è costante nell’adolescenza e rimane pressoché invariata nell’età adulta.