Due scimmie clonate per la prima volta: stessa tecnica pecora Dolly
ScienzeL’annuncio della nascita di Zhong Zhong e Hua Hua, due cuccioli di macaco cinomolgo, è stato dato sulla rivista Cell dai ricercatori dell'Istituto di neuroscienze dell'Accademia cinese delle scienze. Cardinale Sgreccia: "Minaccia per il futuro dell'uomo"
I tentativi falliti
La svolta è arrivata 19 anni dopo la primissima clonazione di un primate, la femmina di macaco Tetra, ottenuta nel 1999 nei laboratori dell'Oregon Health and Science University grazie alla scissione dell'embrione, una tecnica che imita il processo naturale all'origine dei gemelli identici (monozigoti). Siccome questa procedura consente di generare al massimo quattro cloni per volta, molti in passato hanno provato a usare la tecnica impiegata nel 1996 per la pecora Dolly, che permette di creare un numero maggiore di cloni attraverso il trasferimento del nucleo di una cellula dell'individuo “da copiare” all'interno di un ovulo non fecondato e privato del suo nucleo. A differenza di quanto accaduto con altri mammiferi, come topi e bovini, nelle scimmie ogni tentativo era fallito, perché nei nuclei delle loro cellule differenziate sono presenti dei geni “spenti” che impediscono lo sviluppo dell'embrione.
Il successo dei ricercatori cinesi
I ricercatori cinesi sono riusciti per la prima volta a riattivarli grazie a “interruttori” molecolari creati ad hoc, aggiunti dopo il trasferimento del nucleo. La percentuale di successo è stata poi ulteriormente aumentata prelevando il nucleo da cellule fetali invece che da cellule di esemplari adulti. A coronare tre anni di studi ed esperimenti sono poi arrivati i piccoli macachi Zhong Zhong e Hua Hua, primi nel loro genere. I loro nomi derivano dal termine cinese “Zhonghua”, con cui si indica il Paese del dragone. Al momento i due cuccioli godono di ottima salute e crescono in modo normale: il loro sviluppo fisico e cognitivo verrà continuamente monitorato, in attesa che nel laboratorio di Shanghai vengano alla luce anche altre scimmie “fotocopia”.
Ricadute per la sperimentazione animale
La nascita dei due cuccioli apre alla possibilità di ridurre il numero di primati usati nella sperimentazione animale. “Questa tecnica consente per la prima volta di ottenere numerosi esemplari di primati geneticamente omogenei”, spiega Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4life e responsabile del benessere animale presso l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. “Ciò permetterà di ottenere risultati sperimentali più affidabili e facilmente riproducibili: riducendo la variabilità e l'errore statistico, si ridurrà anche il numero di campioni impiegati per fare le misure e, di conseguenza, il numero di animali sacrificati per ogni singolo esperimento”.
Le critiche della Chiesa
L'esperimento è duramente criticato dalla Chiesa. "Sulla clonazione animale - spiega il cardinale Sgreccia - ad oggi il Vaticano non si è pronunciato con una condanna esplicita - spiega - c'è da sperare che entri in gioco la responsabilità degli scienziati". Tuttavia, avverte il porporato esperto di bioetica, "c'è il fortissimo rischio che la clonazione della scimmia possa essere considerato come il penultimo passo, prima di arrivare alla clonazione dell'uomo, evento che la Chiesa non potrà mai approvare". Anche secondo il genetista e direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Bruno Dallapiccola, la "vita umana non può essere attivata artificialmente. Si riaccende drammaticamente un problema etico. Siamo alla vigilia di una possibilità teorica - afferma - di clonare anche l'uomo".