Covid, dal Viagra ai vaccini: la storia di Pfizer e Biontech

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Le due società hanno sviluppato congiuntamente un vaccino che è risultato efficace al 90% contro l’infezione da Covid-19 durante la fase tre dello studio. Pfizer, fondata nel 1849 dai cugini Charles Pfizer e Charles Erhardt, di origine tedesca, vede tra i farmaci prodotti alcuni che figurano tra i più richiesti in tutto il mondo: basti pensare allo Xanax, al Tavor, all'antibiotico Zitromax e al Viagra. La seconda si occupa di biotecnologia e, in particolare, dello sviluppo e della produzione di immunoterapie

Nel quartier generale di Pfizer, a New York, l'entusiasmo si respira nell'aria anche se i dipendenti sono in smart working. Alla stampa, lo manifesta il numero uno della società, Albert Bourla, secondo cui oggi è "un grande giorno per la scienza e l'umanità". Sicuramente, quello del vaccino anti Covid, sviluppato congiuntamente con Biontech, rappresenta un grande colpo per la più grande società del mondo operante nel settore della ricerca, della produzione e della commercializzazione di farmaci. Il vaccino sviluppato dalle due società è risultato efficace al 90% contro l’infezione da Covid-19 durante la fase tre dello studio, che è ancora in corso. E se l'efficienza dell'antidoto dovesse essere confermata al 100%, entrerà davvero nella storia. C’è da dire però che, in realtà, la società fondata nel 1849 dai cugini Charles Pfizer e Charles Erhardt, di origine tedesca, nella storia c'è già. Questo perché tra i farmaci prodotti figurano alcuni tra i più richiesti in tutto il mondo: basti pensare allo Xanax, al Tavor, all'antibiotico Zitromax e al Viagra.

Dal piccolo laboratorio a leader mondiale

Sono passati 160 anni da quando, in un piccolo laboratorio di Brooklyn, un chimico e un pasticcere decisero di commercializzare la santonina, un antiparassitario molto efficace ma poco usato per via del sapore. Lo resero appetibile mescolandolo in un composto a base di mandorle e inserendolo in un caramello candito. Poi, nel corso degli anni, Pfizer ha sviluppato notevoli ricerche scientifiche, scoprendo le più varie formule, come quella per la produzione di acido citrico che tornò utile nella produzione di massa di penicillina durante la Seconda guerra mondiale. E ha aperto la strada anche alla commercializzazione e al consumo di massa degli integratori e delle vitamine. Attraverso varie fusioni, Pfizer è diventato il laboratorio leader a livello mondiale nel settore biofarmaceutico. Al punto che ora conta quasi 97mila dipendenti (dopo le forti ristrutturazioni degli scorsi decenni) e un fatturato di 52,5 miliardi di dollari. 

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Il boom con il Viagra

Il colosso farmaceutico ha registrato il suo boom nel 1998, con il Viagra. Era il 27 maggio, quando la Food and Drug Administration rilasciò l'autorizzazione per la vendita della famosa "pillola blu" sul territorio statunitense e soltanto quel giorno si registrarono ben 65 milioni di prescrizioni mediche in tutto il mondo. In realtà, i ricercatori di Pfizer stavano testando il sildenafil come rimedio all’angina pectoris, quando scoprirono la sua capacità di guarire le disfunzioni erettili. Un vero e proprio toccasana per i conti. Anche Pfizer tuttavia ha "sofferto" per il Covid: nel terzo trimestre l'impatto ammonterebbe a 500 milioni visto che gli utili sono scesi del 71%, e il giro d'affari è calato del 4% a 12,13 miliardi di dollari, al di sotto delle attese degli analisti che erano per ricavi per 12,31 miliardi. Per il 2020 la forbice di utili è stata ristretta a 2,88-2,93 dollari ad azione contro i 2,85-2,95 indicati in precedenza.

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Biontech, la società tedesca partner

Meno conosciuta ma ugualmente accreditata presso il mondo della ricerca è Biontech, la società tedesca partner di Pfizer nella corsa al vaccino, che si occupa di biotecnologia e, in particolare, dello sviluppo e della produzione di immunoterapie. Quotata al Nasdaq dal 2019, Biontech può vantare un giro d'affari da 797,65 milioni. Nonostante il risultato operativo negativo per 54,69 milioni, in appena un anno il titolo è salito in Borsa del 440%. I siti produttivi e di ricerca sono otto: sei in Germania, uno a San Diego e un altro a Cambridge. Un gruppo giovanissimo, con i suoi 1.300 dipendenti, di 61 diverse nazionalità, che hanno un'età media poco sopra i 34 anni. Ma soprattutto di altissima qualità, con il 25% dei lavoratori in grado di poter vantare un Phd.

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