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Malaria: sintomi, profilassi, trasmissione e cura

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

Con più di 400.000 morti provocati ogni anno, la malattia rappresenta ancora una grave minaccia in alcune parti del mondo. Esistono tuttavia trattamenti efficaci e misure preventive in grado di ridurre il rischio di infezione 

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Le oltre 400.000 vittime causate ogni anno testimoniano la pericolosità della malaria, la malattia trasmessa dalle zanzare che si concentra maggiormente in alcune aree del mondo, con circa l’80% dei decessi che avviene in 16 Paesi dell’Africa sub-sahariana e in India, come segnalato dall’Istituto Superiore di Sanità. Ormai da tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità monitora la diffusione a livello globale di una malattia che può essere prevenuta e curata con trattamenti adeguati.

Malaria, le cause e la trasmissione

A provocare l’insorgere della malaria può essere solamente una zanzara femmina del genere Anopheles, che ospita dei protozoi parassiti del genere Plasmodium, responsabile dell’infezione. Di questi plasmodi, secondo l’Oms i più pericolosi, rispettivamente in Africa e nel resto del mondo, sono noti come falciparum e vivax. Oltre che attraverso la puntura di zanzara, la malaria può essere contratta anche tramite contagio ematico diretto, ovvero contatto con il sangue di una persona infetta, per esempio attraverso la trasfusione di sangue o globuli rossi. Delle 400 specie di zanzara Anopheles presenti nel mondo sono circa 60 quelle in grado di trasmettere la malaria con la propria puntura, anche se il conteggio si restringe a 30 considerando quelle che vengono reputate vettori principali per la malattia. Una volta passato all’interno dell’ospite umano, il parassita si modifica attraversando diversi stadi così da riuscire a eludere le difese immunitarie fino a raggiungere il fegato e i globuli rossi, riproducendosi e producendo nuove generazioni di parassiti ogni 48 o 72 ore.

I sintomi dell’infezione

La rapidità della comparsa dei sintomi della malaria dipende dai plasmodi che generano l’infezione ma solitamente è compresa tra una settimana e un mese a partire dall’avvenuto contagio. Si tratta perlopiù di reazioni non specifiche come febbre alta, mal di testa, nausea, sudorazione, vomito, diarrea e brividi. Tra le forme conosciute di malaria, quella più grave è provocata dal plasmodio falciparum che può portare a una forte anemia e presenta il rischio di ostruzione dei capillari cerebrali o di organi quali milza, fegato e reni. Nei casi più gravi, come quello recentemente emerso dell’insegnante 44enne di Agrigento, la malattia può causare anche la morte proprio per i danni provocati agli organi vitali.

I trattamenti contro la malaria

La chiave per ridurre il rischio legato alla malaria risiede nella diagnosi precoce, che dopo un primo sospetto della malattia cerca di individuarne il plasmodio responsabile, generalmente attraverso una diagnosi microscopica. Il trattamento più efficace attualmente disponibile prevede la combinazione di derivati dell’artemisinina, una terapia che però, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe essere somministrata soltanto dopo aver avuto la conferma dalle diagnosi di laboratorio e verso la quale negli ultimi anni alcuni ceppi hanno iniziato a mostrare una resistenza.

Ridurre i rischi di contagio

Sono diverse le misure preventive per evitare il contagio da malaria. Per chi viaggia in zone considerate a rischio, per esempio tropicali o sub-tropicali, i trattamenti preventivi possono infatti dipendere dal Paese visitato e dalla durata del soggiorno. Soltanto recentemente le ricerche su questo fronte hanno portato allo sviluppo di un vaccino che da aprile 2019 è oggetto di un programma di vaccinazione pilota da parte dell’Oms, volto all’introduzione definitiva in Malawi, Ghana e Kenya. Vista l’efficacia dimostrata negli studi clinici, tuttavia, il vaccino può al momento abbinarsi alle altre terapie, ma non sostituirle completamente. Tra le misure fondamentali per evitare la malaria c’è però anche il controllo del vettore, principalmente legato alla riduzione del contatto tra uomo e zanzara grazie a soluzioni quali zanzariere impregnate di insetticidi o bonifiche ambientali mirate a eliminare i focolai larvali.