Congelamento degli ovuli, se da privilegio diventasse un diritto?

“Oggi in Italia la fertilità è un privilegio per chi può permetterselo”. Inizia così il testo della petizione lanciata su Change.Org dal collettivo-osservatorio Stiamo Fresche, nata per fare divulgazione sul tema del social freezing e chiedere che la crioconservazione degli ovociti – il cosiddetto ‘congelamento’ – diventi accessibile e gratuita nel nostro Paese, dove oggi ha un costo alto: tra i 3 mila e i 7 mila euro. A differenza di altri Paesi europei come la Francia dove è gratuita, in Italia la crioconservazione è garantita dalla legge 40 del 2004 solo alle pazienti oncologiche. “Tutte le altre devono pagare di tasca propria”, ricorda il collettivo, chiedendo che la preservazione della fertilità diventi un diritto accessibile a tutte le persone, e non più un lusso per poche. “Perché la libertà di decidere se e quando diventare genitori è una forma di giustizia riproduttiva e di salute pubblica”. Il collettivo, nato a maggio 2025 e composto da sette donne e professioniste tra i 28 e i 35 anni, raccoglie e divulga dati sulla crioconservazione degli ovociti, trasformando una vicenda clinica personale in un progetto pubblico di prevenzione e giustizia riproduttiva. E attraverso la petizione ‘Congeliamo gli ovuli, non i diritti”, lanciata a inizio Novembre, chiede il riconoscimento normativo della crioconservazione per tutte le donne tra i 18 e i 40 anni e un Registro Nazionale relativo per garantire trasparenza e dati pubblici su motivazioni. Un questionario per indagare un tema inesplorato Oltre alla petizione che su Change.org ha contato 14 mila firme in pochi giorni, Stiamo Fresche ha iniziato a raccogliere dati sul congelamento degli ovuli in Italia attraverso un questionario anonimo che ha ricevuto oltre 700 risposte in meno di un mese. I dati sono preliminari, perché la raccolta è ancora in corso, ma alcune informazioni sono già disponibili e aiutano a delineare un quadro generale su un tema ancora poco conosciuto ed esplorato: per esempio è emerso che due persone su tre sono favorevoli al social freezing per motivi sociali e che il 40% delle partecipanti ha pensato seriamente di intraprendere questo percorso, ma meno della metà ha effettuato un consulto. E solo 56 di loro ha portato a termine il percorso. “Il nostro questionario conferma che è un tema sentito dalle donne, ma poco conosciuto”, osservano dal collettivo. Un progetto pubblico nato da un'esperienza personale “L’idea è nata dopo una diagnosi personale”, racconta a SkyTG24 Insider Marta Nicolazzi, 31 anni. “Ho scoperto di avere una riserva ovarica ridotta e questo mi ha portato a scontrarmi con la realtà in tema di fertilità: questo argomento in Italia non viene quasi mai trattato, né monitorato”. Come sociologa Marta ha iniziato a parlare di fertilità e crioconservazione in diversi ambienti. “Confrontandomi con molte donne ho riscontrato tantissimo interesse, ho capito che c’è necessità di parlarne e informarsi”. Anche Micol Novella, 28 anni, fa parte del collettivo. Psicologa e sessuologa, racconta di essersi avvicinata al tema della fertilità a livello professionale, lavorando con pazienti donne. “Molte di loro dopo un percorso professionale lungo iniziano a sentirsi pronte ad avere figli, ma il loro corpo non risponde più come prima. Su questo c’è disinformazione: l’idea che diventare madri biologiche a 35 o 40 anni sia facile è un mito da sfatare”. Congelare gli ovociti è costoso: dai 3 ai 7 mila euro Oltre alla scarsa cultura sul social freezing, un altro tasto dolente è quello legato ai costi. Congelare gli ovociti è di fatto un privilegio: chi non può spendere migliaia di euro nella procedura si vede negata questa possibilità che può avere a che fare con motivi personali, lavorativi, economici o di salute. "I costi del social freezing variano a seconda dei centri e in città come Milano possono arrivare fino ai 7 mila euro. "Vogliamo intervenire perché questa possibilità diventi un diritto, e non un privilegio”, spiega Micol Novella. “La libertà riproduttiva non può dipendere dal reddito, specialmente in questo momento storico”, continua la sociologa. La preservazione alla fertilità, un diritto di salute pubblica? Il collettivo chiede quindi che la preservazione della fertilità sia riconosciuta come diritto di salute pubblica e non "come scelta privata di chi può permetterselo”. Se in Italia i prezzi delle cliniche private si aggirano in media attorno ai 5 mila euro, la pratica ha un costo elevato anche in molti altri Paesi. Quello più alto - evidenzia lo studio "Social Egg Freezin - A Trend or Modern Reality?" del 2024 - riguarda gli Stati Uniti mentre quello più basso si registra in Messico, dove molte donne si recano per "turismo medico”. Gli studi scientifici più recenti sul social freezing raccontano che ad oggi il 12% delle donne nel mondo ha congelato i propri ovociti - con il tasso raddoppiato dopo il 2020 - e attualmente l’età media è 37,7 anni. Le testimonianze: difficoltà tra costi alti e disinformazione Tornando in Italia, oltre alla petizione, l'altro fronte su cui lavorano le attiviste di Stiamo Fresche è la raccolta di dati attraverso il questionario. “Abbiamo ricevuto anche una serie di testimonianze di pazienti oncologiche: alcune ci hanno raccontato che nessuno ha proposto loro un percorso di crioconservazione degli ovociti nonostante ne abbiano diritto gratuitamente per legge”, spiega il collettivo. “Questo ci dice che anche chi può accedervi tramite Servizio Sanitario Nazionale spesso non è messo al corrente di questa possibilità dai medici”. Molte donne, poi, hanno risposto al questionario raccontando di non aver congelato gli ovociti per ragioni economiche: “Ho scoperto da poco di avere bassa conta follicolare e se qualche dottore si fosse degnato di informarmi prima sulle possibilità di crioconservare non mi ritroverei con difficoltà/ impossibilità di avere figli adesso. Vi prego fate informazione al riguardo”, è la testimonianza di una ragazza. “Ciò che mi impedisce di valutare la crioconservazione è il costo. Non me lo posso permettere e lo stadio della mia patologia, l’endometriosi, non è abbastanza grave da rientrare nella spesa sanitaria pubblica”, spiega un’altra. Il tema della fertilità, anche a causa dell’ansia del tempo che scorre, tocca tantissime donne, ricorda Marta di Stiamo Fresche: “Non solo chi sa di voler diventare madre, ma chi vuole garantirsi la possibilità di una scelta in futuro e liberarsi della pressione di aspettative tra maternità, famiglia e carriera, alimentate anche dalla politica”. La crioconservazione “dovrebbe diventare uno strumento di autonomia”. Se la pratica diventasse accessibile a tutte non significa comunque che ogni donna deciderebbe di intraprendere un percorso di social freezing, sottolineano le attiviste, anche perché si tratta di una procedura medica invasiva. “Ma offrirebbe a chi la desidera, una possibilità di scelta per il proprio futuro”. Le attiviste si dicono molto soddisfatte sia della velocità con cui la petizione sta raccogliendo firme, che per la risonanza sociale del progetto. Ma questo è solo il primo passo, promettono: "La nostra è una mobilitazione sociale nata dal basso che vuole arrivare alla politica: chiediamo una modifica legislativa che estenda la crioconservazione degli ovociti a tutte, per tutte".

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Giulia Mengolini