In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Tirzepatide, cos'è e come funziona il farmaco contro obesità e diabete di tipo 2

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

Il medicinale è indicato per pazienti con obesità o sovrappeso associato ad almeno una comorbidità, così come per quelli con diabete di tipo 2 non adeguatamente controllato. Agisce favorendo la perdita di peso e un miglior controllo glicemico. Studi clinici hanno dimostrato una riduzione del rischio di progressione al diabete e benefici cardiometabolici

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha portato a significativi progressi nella lotta contro l'obesità e il diabete di tipo 2, due condizioni spesso correlate tra loro. Tra gli ultimi trattamenti più promettenti si distingue tirzepatide, un farmaco sviluppato da Eli Lilly, recentemente autorizzato per l’immissione in commercio dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ecco nel dettaglio come funziona e i risultati ottenuti negli studi clinici più recenti.

Indicazioni terapeutiche

Tirzepatide è indicato dall’Aifa per il trattamento di adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 non adeguatamente controllato (in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico). Può essere somministrato sia come monoterapia sia in combinazione con altri farmaci per il trattamento del diabete. Il farmaco è inoltre indicato per la gestione del peso corporeo, compresa sia la riduzione sia il mantenimento del peso, in pazienti adulti con obesità (indice di massa corporea - IMC - superiore a 30 kg/m²) o in sovrappeso (IMC tra 27 e 30 kg/m²), a condizione che in questi ultimi sia presente almeno una comorbidità correlata al peso, come ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno, malattie cardiovascolari, prediabete o diabete mellito di tipo 2. Per quanto riguarda la modalità di somministrazione, tirzepatide viene iniettato per via sottocutanea nell’addome, nella coscia o nella parte superiore del braccio.

Il meccanismo d'azione

L’aspetto più innovativo del tirzepatide è legato al suo duplice meccanismo d’azione. È, infatti, il primo e unico farmaco a doppio agonista dei recettori Gip (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente) e Glp-1 (peptide 1 simile al glucagone). Questi recettori, attivati a livello gastrointestinale in risposta ai pasti, sono responsabili dell’effetto incretinico, un processo che regola il rilascio di insulina in base alla glicemia. Questa duplice azione distingue tirzepatide dagli altri farmaci disponibili, ampliandone l'efficacia sia nel controllo della glicemia che nella riduzione del peso corporeo. La somministrazione settimanale di tirzepatide è risultata in grado di stimolare la secrezione di insulina, aumentare la sensibilità delle cellule all’ormone, ridurre l’assunzione di cibo e mitigare la sensazione di nausea. Le conseguenze, come mostrato dagli studi clinici che ne hanno testato sicurezza ed efficacia, sono la perdita di peso e un miglior controllo glicemico.

I risultati dello studio Surmount-1

Lo studio Surmount-1, pubblicato su The New England Journal of Medicine e presentato durante l'ObesityWeek 2024, ha dimostrato che la somministrazione settimanale del farmaco per via sottocutanea, in pazienti adulti con obesità o sovrappeso e prediabete, riduce il rischio di progressione a diabete di tipo 2 fino al 94% rispetto al placebo, per tutte le dosi aggregate di tirzepatide (5, 10, 15 mg). In termini assoluti, quasi il 99% delle persone trattate con tirzepatide nei 3 anni di studio non ha sviluppato diabete entro la settimana 176. Inoltre, il farmaco ha portato a una significativa riduzione del peso corporeo quando somministrato in dosi elevate: alla dose di 15 mg, la perdita media è stata fino al 23%, contro il 2,1% registrato con il placebo. Questi risultati, mantenuti nei tre anni di trattamento, offrono una prospettiva di trattamento preventivo per il diabete di tipo 2, come ha sottolineato Riccardo Candido, presidente FeSdi (Federazione che riunisce le 2 società scientifiche diabetologiche Amd e Sid), e presidente nazionale Amd: "I risultati dello studio Surmount aprono una nuova prospettiva perché, potenzialmente, ci danno la possibilità di agire sul diabete in fase preventiva e non solo in termini di trattamento, intervenendo su un fattore di rischio chiave come l'obesità”.

Leggi anche

Diabete, cos'è l'insulina intelligente che potrà evitare l'ipoglicemia

Benefici aggiuntivi e sicurezza

Oltre a ridurre il rischio di diabete, tirzepatide ha dimostrato di migliorare il controllo della glicemia, i fattori di rischio cardiometabolico (inclusi pressione arteriosa, insulina a digiuno e lipidi) e la qualità di vita dei pazienti. Un'analisi  di mediazione post hoc ha, inoltre,  suggerito che l'effetto di ritardo nell'insorgenza del diabete tipo 2 osservato con tirzepatide era associato per metà alla riduzione di peso indotta dal farmaco, con il restante beneficio potenzialmente attribuito ad altri effetti di tirzepatide. "L'obesità è una malattia cronica che mette a rischio milioni di adulti in tutto il mondo ed è anche il principale fattore di rischio del diabete tipo 2 - ha sottolineato Rocco Barazzoni, presidente della Sio (Società italiana di obesità) -. Il crescente aumento dell'obesità ha portato a un aumento del diabete: quasi il 95% delle persone con diabete tipo 2 è in sovrappeso o con obesità. In questa prospettiva, i risultati dello studio a 3 anni Surmount ci forniscono un'importante indicazione perché, mentre confermano l'efficacia di tirzepatide, dall'altra convalidano il nuovo paradigma farmacologico che collega la riduzione dell'obesità e del sovrappeso alla possibilità, oltre che di controllare il diabete, anche di prevenirlo, insieme a tantissime altre importanti complicanze e patologie associate all'obesità”. Per quanto riguarda la sicurezza, il profilo di tollerabilità di tirzepatide è rimasto consistente con i dati precedentemente pubblicati, e da altri studi clinici su tirzepatide condotti per la perdita di peso e il suo mantenimento a lungo termine.

Gli effetti collaterali

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, i più comuni sono i sintomi gastrointestinali, come nausea, diarrea e costipazione, generalmente di gravità lieve o moderata. Sono più frequenti con l’aumento delle dosi del farmaco, ma tendono comunque a regredire.

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI SKY TG24

Leggi anche

Obesità in aumento: +40% di casi dal 2001 al 2021. Il rapporto Mesit