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Demenza, in Italia 2,3 milioni di casi entro il 2050: crescono disinformazione e stigma

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

Il Rapporto mondiale Alzheimer 2024, redatto dall'Alzheimer’s Disease International, evidenzia un aumento dello stigma e delle difficoltà sociali legate alla malattia, insieme a una maggiore consapevolezza e impegno nella lotta contro la discriminazione

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In Italia, i casi di demenza sono in costante aumento, e si stima che arriveranno quasi a raddoppiare entro il 2050, passando dalle attuali 1,48 milioni di diagnosi a 2,3 milioni. Nonostante il numero di casi sia in crescita a livello globale, si regista un preoccupante aumento della disinformazione sulla vera natura della malattia. È uno dei dati emersi dal Rapporto mondiale Alzheimer 2024, redatto dall'Alzheimer’s Disease International (Adi) e diffuso in Italia dalla Federazione Alzheimer, in vista della giornata mondiale dell'Alzheimer che si celebra domani, 21 settembre. Il rapporto, basato su un'indagine globale che ha coinvolto 40mila persone in 166 Paesi, analizza le percezioni, i comportamenti e le attitudini nei confronti della demenza, oltre ai cambiamenti avvenuti rispetto alla precedente indagine, datata 2019. I risultati mostrano un aumento dello stigma e delle difficoltà sociali legate alla malattia, ma anche una maggiore consapevolezza e impegno nella lotta contro la discriminazione.

Lo stigma della demenza: un problema crescente

Un dato preoccupante emerso dal rapporto, come detto, è l’aumento della disinformazione sulla vera natura della demenza. L’80% degli intervistati ritiene, erroneamente, che la demenza sia una naturale conseguenza dell’invecchiamento. Questo dato è in aumento rispetto al 66% del 2019. Ancora più preoccupante è che il 65% degli operatori sanitari condivide questa convinzione, con un aumento del 3% rispetto a cinque anni fa. Inoltre, rispetto al 2019, è aumentato anche lo stigma sociale legato alla demenza. L'88% delle persone con demenza dichiara infatti di averlo sperimentato in prima persona, un dato in aumento rispetto all'83% del 2019. Ma non solo. Dall’indagine, analizzata dalla London School of Economics and Political Science (Lse), è emerso che lo stigma sociale porta molte persone a isolarsi: il 31% evita le situazioni sociali e il 36% ha smesso di cercare lavoro per paura di essere discriminato. Solitudine e isolamento coinvolgono anche chi si prende cura delle persone con demenza: il 47% non accetta più inviti da amici e parenti, mentre il 43% ha smesso di invitare persone a casa. “Lo stigma porta con sé l'isolamento sociale, che è a sua volta un fattore di rischio per la demenza e contribuisce a peggiorarne i sintomi e la salute mentale in generale”, ha commentato Katia Pinto, presidente della Federazione Alzheimer.

Crescita della consapevolezza

Nonostante i dati preoccupanti, il rapporto mostra anche segnali positivi. La maggior parte degli intervistati si sente più sicura nello sfidare lo stigma e la discriminazione rispetto al 2019, soprattutto nei Paesi ad alto reddito (64%). È, inoltre, in aumento la consapevolezza sulle cause della demenza, con oltre il 58% delle persone che riconoscono come abitudini di vita poco sane possano contribuire allo sviluppo della malattia. Inoltre, più del 96% crede nell'importanza di una diagnosi medica. Aumenta anche la consapevolezza politico-sociale: l'80% dei cittadini crede che il proprio voto possa influire sul miglioramento del supporto alle persone con demenza, e oltre il 93% è convinto che esistano azioni concrete per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.

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Un progetto per combattere lo stigma

Per combattere lo stigma e costruire una società in cui le persone con demenza e le loro famiglie possano sentirsi sempre accolte e comprese, la Federazione Alzheimer ha avviato il progetto Dementia Friendly Italia. “Noi lo ribadiamo da sempre: la vita di una persona non finisce con la diagnosi di demenza, ed è confortante sapere che questa affermazione è sempre più condivisa. Continueremo su questa strada, ma serve l'impegno di tutti: governi, istituzioni, professionisti sanitari, semplici cittadini. Solo così potremo abbattere il muro di vergogna ed errate conoscenze che ancora troppo spesso impedisce alle persone con demenza di ricevere un'assistenza adeguata e completa e di vivere una vita piena e dignitosa”, ha sottolineato Pinto.

Le sfide per il sistema sanitario

Il Rapporto contiene anche 24 saggi di esperti di tutto il mondo su questioni generali relative all'atteggiamento nei confronti della demenza, nonché casi studio riguardanti lo stigma e le iniziative per combatterlo. Come sottolineato da Paola Barbarino, amministratrice delegata di Adi, uno degli aspetti più critici evidenziati dal rapporto riguarda il ruolo degli operatori sanitari. "Opinioni scorrette sulla demenza" da parte loro "possono ritardare la diagnosi e l'accesso al trattamento, all'assistenza e al supporto adeguati”. “È necessario che tutte le persone appartenenti a questa categoria professionale siano pienamente consapevoli e convinte del fatto che la demenza è una condizione medica causata da un insieme di cause, tra le quali l'Alzheimer è la più diffusa. Solo così potranno offrire alle persone con demenza una vera presa in carico, che consenta loro di mantenere la miglior qualità di vita possibile il più a lungo possibile".

 

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