I risultati di un nuovo studio di Alleanza Contro il Cancro, la rete oncologica nazionale del Ministero della Salute, aprono la strada alla diagnostica in fase precoce
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Nuovi possibili passi in avanti nella lotta contro il tumore dell'ovaio, di cui solo in Italia si registrano oltre 5mila diagnosi ogni anno, nella maggioranza dei casi in fase avanzata.
I risultati preliminari dello studio Toward, di Alleanza Contro il Cancro - la rete oncologica nazionale del Ministero della Salute -, definiti "rivoluzionari" dal responsabile del progetto, il professor Maurizio D'Incalci, potrebbero aprire la strada alla diagnostica in fase precoce.
I risultati nel dettaglio
Al momento, come sottolineato in una nota di Acc, non esistono programmi di screening scientificamente affidabili per la diagnosi precoce di questa tipologia di tumore.
"Disponiamo
di un'evidenza nuova: siccome il tumore dell'ovaio, nella maggior parte
dei casi, cresce preliminarmente nella tuba, pensiamo sia possibile
poter recuperare dal pap-test tracce iniziali di cellule responsabili
della formazione del tumore. Siamo in possesso di prove retrospettive
che attestano alterazioni molecolari risalenti anche a dieci anni prima
della diagnosi di neoplasia che riteniamo, dicevo, essere all'origine
della formazione del tumore", ha riferito il responsabile del progetto,
Maurizio D'Incalci, dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano. "Pur
valutando gli esiti dello studio
inediti e positivi, è doveroso anteporre della prudenza che saremo in
grado di lasciarci eventualmente alle spalle terminate le fasi di
validazione retrospettiva, e prospettica", ha aggiunto, per poi
sottolineare: "Esistono pur tuttavia le premesse per pensare di riuscire
a fare qualcosa di veramente importante: la diagnostica in fase
precoce, infatti, potrà consentirci di salvare tantissime donne perché
la malattia presa in tempo è guaribile nella maggioranza dei casi".
Al lavoro team multidisciplinare
Lo studio è frutto del lavoro di un team di diversi ricercatori dell'Istituto Clinico Humanitas di Milano, tra cui i biologi Sergio Marchini e Lara Paracchini, i bioinformatici Laura Mannarino e Luca Beltrame in collaborazione con Cristina Bosetti, statistica dell'Istituto Mario Negri, di tanti altri clinici, come Robert Fruscio dell'ospedale San Gerardo di Monza, Paolo Zola della Rete Oncologica Piemontese, e dei ginecologi oncologi di otto dei ventotto istituti coordinati da Alleanza Contro il Cancro, fra cui il Gemelli di Roma, il CRO di Aviano e la Fondazione Pascale di Napoli. Gli oneri di ricerca sono stati sostenuti da Acc e dalla Fondazione Alessandra Bono che continuerà con il proprio contributo anche nei prossimi anni.