In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

L’attività fisica può ritardare l'insorgenza del diabete di tipo 2: lo studio

Salute e Benessere
Pixaby

Lo ha indicato uno studio condotto dagli esperti del Dzd, il centro tedesco per la ricerca sul diabete. In base a quanto emerso nel corso del lavoro di ricerca, infatti, l’aumento dell’attività fisica, unita ad un comportamento alimentare corretto, possono aiutano a normalizzare i livelli di glucosio nel sangue ed evitare, di conseguenza, di sviluppare la malattia

Condividi:

Incrementare l'esercizio fisico nelle persone con prediabete può consentire di migliorare i livelli di glucosio nel sangue per alcuni anni e quindi anche a ritardare o persino a prevenire il diabete di tipo 2. Ad indicarlo un recente studio del Dzd, il centro tedesco per la ricerca sul diabete, i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Diabetes”.

Gli esiti dello studio

In base a quanto emerso nel corso di questo lavoro di ricerca, infatti, l’aumento dell’attività fisica, unita ad un comportamento alimentare corretto, possono aiutano a normalizzare i livelli di glucosio nel sangue ed evitare, di conseguenza, di sviluppare la malattia. Ma con una specifica, perché non tutti i pazienti beneficerebbero di un intervento sullo stile di vita, dato che nella fase di prediabete esistono diversi sottotipi con differenti profili di rischio. I ricercatori tedeschi, infatti, hanno constatato che le persone con pre-diabete ad alto rischio, coloro cioè che producono bassi livelli di insulina o soffrono di fegato grasso con insulino-resistenza, hanno manifestato benefici maggiori rispetto a coloro con un basso rischio. “I risultati del nostro studio mostrano che uno stile di vita individualizzato basato sul fenotipo di rischio è benefico per la prevenzione del diabete”, ha commentato Andreas Fritsche, studioso dell'Istituto di ricerca sul diabete e malattie metaboliche di Helmholtz Monaco di Baviera presso l'Università di Tubinga. “Per una prevenzione efficace dobbiamo identificare in futuro i pazienti ad alto rischio e concentrarci sul fornire loro un intervento intensificato sullo stile di vita”, ha poi aggiunto l’esperto.

Il diabete di tipo 2

Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) “il diabete è una malattia ad evoluzione progressiva nel tempo (cronica) che provoca nell'individuo un aumento dei livelli di zucchero (glucosio) nel sangue, rispetto ai valori normali”. I livelli di glucosio nel sangue sono di solito inferiori a 100 milligrammi/decilitro dopo 8 ore di digiuno e si stila una diagnosi di diabete quando, per almeno due volte, “la glicemia è superiore a 126 mg/dl oppure superiore a 200 mg/dl dopo la somministrazione per bocca di una soluzione contenente glucosio”. I livelli di glicemia, spiegano gli esperti, sono di solito regolati da un ormone, ovvero l’insulina, che si occupa del trasporto del glucosio dal sangue nelle cellule, dove è utilizzato per la produzione di energia. Nel diabete di tipo 2, la “glicemia aumenta perché l’insulina non funziona correttamente o le cellule del corpo non rispondono a questo ormone”. I sintomi tipici del diabete di tipo 2, rileva l’Iss, sono la necessità di bere spesso, il bisogno di urinare più frequentemente del solito, specie di notte, la sensazione di stanchezza, la perdita di peso e della massa muscolare. Poi, ancora, prurito agli organi genitali o frequenti episodi, nella donna, di candidosi oppure, infine, tagli o ferite che si rimarginano lentamente. Il diabete di tipo 2, riportano ancora gli specialisti, è spesso associato all'obesità e si manifesta più spesso con l'aumentare dell'età. Di solito, ha la tendenza a peggiorare con il passare del tempo e per questo motivo sono necessari adeguamenti delle cure per mantenere la glicemia a livelli considerati normali.

approfondimento

Diabete, scoperta nel sangue una spia in grado di predirne lo sviluppo