La scoperta è frutto di uno studio realizzato dall'Istituto Giannina Gaslini di Genova, che è riuscito a individuare una particolare proteina espressa sulla superficie esterna delle cellule del tumore
Dalla ricerca italiana arriva un nuovo e importante passo in avanti nell’identificazione di nuovi bersagli terapeutici nel neuroblastoma, uno dei tumori più frequenti in età pediatrica, che colpisce in Italia circa 120 bambini ogni anno. Uno studio dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova ha individuato una particolare proteina espressa sulla superficie esterna delle cellule di neuroblastoma: la nucleolina. La scoperta, descritta sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da neuroblastoma. Il team di ricerca, coordinato da Fabio Pastorino, è infatti riuscito a dimostrare che "attraverso una formulazione liposomiale contenente il chemioterapico doxorubicina, costruita per bersagliare in modo specifico le cellule di neuroblastoma esprimenti la proteina nucleolina, si ottiene un potente effetto terapeutico, con la diminuzione degli effetti tossici indesiderati e il superamento della resistenza ai farmaci".
La scoperta nel dettaglio
"Il Laboratorio di Terapie Sperimentali in Oncologia di Irccs Istituto G. Gaslini da molti anni si dedica allo sviluppo di nanoparticelle lipidiche da utilizzare per l'incapsulamento e la veicolazione di farmaci anti-tumorali", ha spiegato Mirco Ponzoni, direttore del Laboratorio. Ed è costantemente alla ricerca di nuove proteine espresse dal tumore, e non dalle cellule sane, per provare ad aumentare selettivamente il bersagliamento farmacologico delle cellule di neuroblastoma. Le ricerche condotte, come ha spiegato il coordinatore dello studio, Fabio Pastorino, hanno mostrato che la proteina nucleare nucleolina è espressa sulla superficie esterna delle cellule di neuroblastoma: "Tale espressione è stata osservata non solo in linee tumorali cresciute in vitro, ma anche in cellule di neuroblastoma provenienti dai pazienti affetti da neuroblastoma sviluppato". E "l'utilizzo di una formulazione liposomiale contenente il chemioterapico doxorubicina, e costruita per bersagliare in modo specifico le cellule di neuroblastoma esprimenti nucleolina, ha evidenziato un potente effetto terapeutico, maggiore di quello ottenuto dal farmaco in forma non liposomiale", ha spiegato Pastorino. "Il risultato ottenuto potrà permettere di sviluppare nuove terapie anti-tumorali basate sul bersagliamento mirato del neuroblastoma" e tale approccio "dovrebbe garantire la diminuzione degli effetti tossici indesiderati e l'auspicabile superamento della resistenza ai farmaci", ha concluso il ricercatore.