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Nel 2020 in Italia circa 30mila morti in più non attribuiti al Covid

Salute e Benessere

Dai numeri diffusi dall'Istat a fine 2020 nel rapporto sull'impatto della pandemia sulla mortalità, escludendo i decessi Covid, emerge che lo scorso anno nei 10 mesi decisivi dell'emergenza sanitaria ci sono stati circa 26mila decessi in più rispetto ai 5 anni precedenti. Sono anche queste vittime Covid, che però non hanno avuto una diagnosi?

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In Italia nel 2020 tra il 20 febbraio e il 30 novembre si stimano complessivamente 83.985 decessi in più rispetto alla media del 2015-2019. Lo indicano i dati contenuti  nel rapporto sull'impatto della pandemia sulla mortalità, diffuso dall'Istat a fine 2020 e redatto insieme all'Istituto Superiore di Sanità. Tuttavia, i decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647, ovvero il 69% dell'eccesso totale.

2020, 26mila decessi in più: le ipotesi

Dai numeri diffusi dall'Istituto nazionale di statistica, escludendo i decessi Covid, emerge che lo scorso anno nei 10 mesi decisivi della pandemia ci sono stati circa 26mila decessi in più rispetto alla normalità del passato. Sono anche queste vittime Covid, che però non hanno avuto una diagnosi, o è in quei mesi è calata l'"attenzione" dei sistemi sanitari nei confronti delle altre patologie?
Come riportato in un articolo, pubblicato sul Corriere della Sera in data odierna, 20 gennaio 2021, "i numeri, da soli, non permettono di rispondere a queste domande essenziali su ciò che è successo realmente l’anno scorso".
L'Istat, tuttavia, nel documento precisa che "il rapporto tra i decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata fino al 20 dicembre 2020 e l’eccesso di mortalità del periodo febbraio-novembre (69%) non dà conto dell’effettivo contributo del Covid-19" e segnala, inoltre, il fatto che la definizione di un decesso Covid-19 richiede la positività di tampone molecolare. "Questo può aver comportato una sottostima dei decessi Covid-19, in particolare nella prima ondata epidemica in cui la capacità diagnostica era ridotta".

 

Mortalità: differenze territoriali

 

Secondo il Corriere della Sera, scomporre i decessi registrati su base territoriale, rispetto agli scorsi anni, può aiutare a "farsi un'idea" della situazione. "Ci sono province in cui i decessi non sono mai aumentati (Cagliari, Caltanissetta, Rieti) o lo hanno fatto pochissimo (Agrigento, Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Matera, Chieti, Salerno, Benevento, Viterbo, Siena). Ce ne sono altre invece dove il numero dei decessi è quasi raddoppiato o comunque è esploso: più 86% a Bergamo, più 76% a Cremona, più 62% a Lodi, più 57% a Brescia, più 41% a Milano", riporta il quotidiano, precisando che conoscere i dati precisi sui decessi con coronavirus registrati su base provinciale aiuterebbe a comprendere quanti decessi in queste ventuno aree si spiegano ufficialmente con il contagio: "Una quota bassa di casi di Covid sul totale dei morti in eccesso può voler dire che molti morti per il virus non hanno avuto un tampone, oppure che i malati di patologie diverse non sono stati più curati (e salvati) come prima".

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