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Vaccino, big tech a lavoro su una “patente” digitale per il Covid-19

Salute e Benessere
©Fotogramma

L’annuncio è arrivato dalla Vaccination Credential Initiative (Vci), progetto che comprende tra le altre anche la Mayo Clinic, un'organizzazione non-profit per la pratica e la ricerca medica americana, Microsoft, Oracle e Salesforce, azienda statunitense di cloud computing. Tra gli obiettivi quello di “dare agli individui l'accesso digitale ai loro documenti di vaccinazione” ed aiutare le persone a tornare sui propri posti di lavoro, a scuola, a partecipare agli eventi o a viaggiare

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Grazie alla coalizione di alcune importanti aziende tecnologiche e organizzazioni sanitarie potrebbe presto essere possibile avere a disposizione un certificato di vaccinazione digitale, da utilizzare sullo smartphone per dimostrare le prove che attestino di aver ricevuto il siero anti Covid-19. A lavorare a questo progetto, come confermato anche da un articolo del “New York Times”, la Vaccination Credential Initiative (Vci), questo il nome della fondazione, che comprende tra le altre la Mayo Clinic, un'organizzazione non-profit per la pratica e la ricerca medica americana, Microsoft, Oracle e Salesforce, azienda statunitense di cloud computing con sede a San Francisco e operativa in 36 Paesi del mondo. (Pillole di vaccino, dal vaiolo al Covid-19: i video delle puntate - Covid-19, il vaccino in Italia e nel mondo: DATI E GRAFICI)

Ottenere credenziali digitali

Le aziende che stanno unendo i propri sforzi nella Vaccination Credential Initiative, infatti, hanno come obiettivo quello di arrivare a progettare una soluzione per ottenere credenziali digitali, quello che in sostanza è stato chiamato da alcuni "passaporto" di vaccinazione, con l’idea di aiutare le persone a tornare sui propri posti di lavoro, a scuola, di poter partecipare agli eventi e di viaggiare. Gli esperti a lavoro su questo progetto hanno già spiegato di aver sviluppato gli standard per le copie digitali criptate delle credenziali di vaccinazione, che potranno essere così conservate all’interno di un portafoglio digitale presente sugli smartphone.

Una verifica dello stato di salute che salvaguardi la privacy

Scopo principale del progetto, dunque, è quello di “dare agli individui l'accesso digitale ai loro documenti di vaccinazione”, ha spiegato Paul Meyer della Fondazione The Commons Project, altro gruppo no-profit che sta lavorando al progetto. "Gli standard aperti e l'interoperabilità sono al centro degli sforzi della Vci e non vediamo l'ora di sostenere l'Organizzazione Mondiale della Sanità e altri stakeholder globali nell'implementazione e nella scalabilità di standard globali aperti proprio per l'interoperabilità dei dati sanitari", ha spiegato. L'annuncio di questo progetto è arrivato non solo in un momento cruciale, con la campagna globale della vaccinazione in atto, ma anche in un frangente in cui i colossi della tecnologia mondiale sono al centro di numerose polemiche sul fronte della privacy e della tutela dei dati degli utenti, non considerando i sospetti di qualcuno secondo cui dati del genere potrebbero essere destinati a progetti di sorveglianza di massa. Secondo Ken Mayer, membro dell'organizzazione sanitaria “Safe Health”, il piano del progetto Vci è quello di creare "una soluzione di verifica dello stato di salute che salvaguardi la privacy" per consentire così la ripresa degli eventi pubblici.

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