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Covid-19, dall'ospedale Meyer il tampone nasale "fai da te"

Salute e Benessere

Si chiama “Uffa!” ed è un auto-tampone nasale che può essere autosomministrato senza bisogno di personale sanitario. Messo a punto dal laboratorio di immunologia dell’ospedale pediatrico di Firenze, è “semplicissimo da usare e completamente indolore”, pensato soprattutto per i più piccoli. Per utilizzarlo, basta inserire il bastoncino con la punta di cotone che fa parte del kit prima in una narice e in seguito nell’altra, quindi richiuderlo in una provetta che verrà successivamente analizzata

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Un auto-tampone nasale, chiamato “Uffa!”, pensato per la diagnosi “fai da te” di Covid-19. E’ stato messo a punto dal laboratorio di immunologia dell’ospedale pediatrico Meyer, di Firenze. “È un kit che può essere autosomministrato, senza bisogno di personale sanitario, e solo nel naso”, spiega un comunicato pubblicato sul sito internet del nosocomio toscano. Da lunedì 16 novembre, conclusa “con successo la prima fase sperimentale dello studio”, l’auto-tampone entrerà nella pratica clinica dell’ospedale e verrà somministrato, come screening periodico, ai 1500 operatori del Meyer stesso.

Un duplice obiettivo

Nel realizzare questo particolare kit, hanno spiegato dal Meyer, si è cercato di soddisfare un duplice obiettivo: da una parte “limitare il tampone al solo naso, a tutto vantaggio del comfort dei pazienti”, pensando, ad esempio, ad un bambino piccolo che deve ripeterlo più volte, e dall’altra fare in modo che potesse essere autosomministrato, senza necessitare della presenza di personale sanitario. Proprio una serie di studi recenti, tra cui uno della Fda americana, “hanno dimostrato che in questo modo la procedura di esecuzione del tampone può essere significativamente snellita, con la medesima efficacia”.

Come funziona “Uffa!”

Lo studio che riguarda “Uffa!”, hanno precisato gli specialisti, è stato “approvato con parere del Comitato Etico Pediatrico Regionale del 01.10.2020”, ed “è stato avviato il 6 ottobre 2020”, mentre, come detto, si è appena conclusa la prima fase di sperimentazione. Ma come funziona, esattamente? “L’idea è nata con l’intento iniziale di trovare un sistema efficiente, rapido e attendibile per testare gli operatori sanitari del Meyer e quindi, a cascata, proteggere i piccoli pazienti che loro assistono”, hanno svelato gli esperti. Il kit, dicono, è “semplicissimo da usare e completamente indolore”. Per utilizzarlo, basta inserire il bastoncino con la punta di cotone che fa parte del kit prima in una narice e in seguito nell’altra, quindi richiuderlo in una provetta che verrà successivamente analizzata. Si tratta di una metodologia poco fastidiosa, dal momento che il tampone viene inserito solo nella narice senza andare in profondità. “Molti studi hanno dimostrato che se una persona è positiva, il virus è presente nel suo naso. La garanzia di essere riusciti a farlo bene? Nella macchina che analizza i tamponi è presente un controllo interno, che è in grado di dimostrare se la metodica è stata ben eseguita”, hanno spiegato ancora i medici.

I prossimi step

 “Uffa!”, come confermato anche direttore generale del Meyer, Alberto Zanobini, diventerà dunque a breve pratica corrente e strutturata dell’ospedale Meyer e verrà utilizzato come test di screening periodico su tutti gli operatori. “Proteggere gli operatori per noi significa proteggere i bambini. Ma gli scenari che l’autosomministrazione del tampone può aprire dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione sanitaria sono imprevedibili. Potrebbe essere una fondamentale soluzione al problema del sovraffollamento dei centri tamponi, siano essi nelle strutture sanitarie o nei drive-through. Siamo contenti di aver dato, come Meyer, un input alla ricerca in questa direzione”, ha detto. Cosa succederà dopo? “Riteniamo opportuno continuare lo studio includendo anche i bambini positivi ricoverati nel reparto Covid del Meyer: saranno anche i genitori a fare loro il tampone per i controlli periodici durante il loro ricovero. I dati preliminari sono molto buoni e possiamo ragionevolmente aspettarci che non ci sarà nessuna differenza tra l’adeguatezza dei tamponi eseguiti dai genitori e quelli effettuati dagli operatori”, ha spiegato la professoressa Chiara Azzari, responsabile del laboratorio di Immunologia. Avere un tampone solo nasale e somministrato da babbo o mamma anziché da un operatore sarà altrettanto valido ma sicuramente molto meno invasivo per i bambini”, ha poi aggiunto ancora.

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