Covid-19, Rezza: Lombardia, Piemonte e Campania le regioni più colpite

Salute e Benessere

Il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute ha spiegano che il dicastero sta ancora valutando quali regioni saranno zona rossa

Con 7.800 casi, la Lombardia si conferma la regione più colpita dall’emergenza coronavirus Sars-CoV-2. Lo ha reso noto Gianni Rezza, nel corso del suo intervento alla conferenza stampa al ministero della Salute. Il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute ha inserito anche il Piemonte, con 3.600 casi, e la Campania, dove i contagi sono più di 4.000, tra le regioni che hanno un tasso d’incidenza piuttosto alto. “Il tasso di incidenza è relativamente elevato anche in Veneto, 2.400 casi, e nel Lazio, dove si è verificato un leggero incremento". L’esperto ha poi spiegato che “la quantità di positivi sul numero di tamponi effettuati supera il 10%, quindi la proporzione di positivi sui test eseguiti è piuttosto alta e questo è un segnale non del tutto buono”.

Gianni Rezza, il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute
Gianni Rezza, il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute - ©Ansa

“Zone rosse? Le valutazioni sono ancora in corso”

Rezza ha spiegato che il ministero della Salute sta ancora valutando quali sono le regioni che saranno zona rossa. “È un combinato disposto di criteri di incidenza e tendenza, valore Rt  e 21 indicatori compresi quelli di resilienza, cioè su quanto il sistema è in grado di rispondere. Credo che l’applicazione di zone rosse da parte delle Regioni, a parti piccole del territorio, a livello subregionale, sia un meccanismo del tutto praticabile”, ha aggiunto.

La definizione delle zone rosse

Il Direttore Generale della Prevenzione del ministero della Salute ha spiegato che l’automatismo per la definizione delle zone rosse nelle quali introdurre restrizioni è già previsto anche del Dpcm, ma questo “non vuol dire che sia tutto così facile”. “L’Rt è un indicatore di stima che arriva da modelli automatici, ma da solo potrebbe essere anche fallace. Si deve vedere anche la resilienza e questo rende più sofisticato il meccanismo. Si tratta di un parametro che è un insieme di 21 indicatori compresi quelli di resilienza ed è su questo che si sta ragionando”, ha sottolineato Rezza, per poi chiarire che anche all’interno delle aree verdi potrebbero verificarsi delle chiusure nelle aree in cui possono svilupparsi dei focolai importanti. “Le regioni possono cogliere prima il rischio di alcune zone. L’applicazione di zone rosse in parti piccole del territorio regionale è un meccanismo del tutto praticabile. Non credo proprio che questo Dpcm impedisca di farlo, anzi”.

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