L’infiammazione, in genere associata ad un'infezione batterica, colpisce in media una donna su due. A sottolinearlo è stata la Fondazione Italiana Continenza che ha lavorato per integrare le linee guida riguardanti cure e trattamento della patologia
La cistite è un'infiammazione della vescica, in genere associata ad un'infezione batterica. Più raramente a scatenarla possono essere l'assunzione di farmaci o molecole irritanti come prodotti per l'igiene intima o gel spermicidi. In genere non è pericolosa per la salute, a meno che l'infezione non si estenda ai reni. Di solito è sostenuta da germi che popolano l'ultimo tratto dell'intestino e, in molti casi, il batterio protagonista dell’infiammazione è l'Escherichia Coli. Si tratta, nello specifico, di un disturbo di cui soffre una donna su due, come sottolineato dalla Fondazione Italiana Continenza (Fic), che ha presentato un documento che integra le linee guida di trattamento della cistite. Uno degli aspetti evidenziati dagli esperti riguarda l’eccessivo utilizzo di antibiotici che, nella cura, rischia però di risultare inefficace.
L’antibiotico-resistenza
"Una donna su due ha sofferto di cistite almeno una volta nella vita e il farmaco che le è stato prescritto era quasi sempre un antibiotico e non sempre quello giusto", ha spiegato Roberto Carone, presidente emerito della Fondazione Italiana Continenza, nel corso della presentazione del documento elaborato dalla Fic insieme a medici di famiglia, farmacologi, ginecologi e urologi appartenenti a numerose società scientifiche. La spiegazione sarebbe legata al fenomeno dell'antibiotico-resistenza, la capacità naturale o acquisita di un batterio di resistere all'azione di contrasto di farmaci adatti alla cura di malattie infettive. E’ un processo “in preoccupante crescita e non sempre il trattamento, ancora considerato d'elezione dalla maggior parte dei medici, porta a un miglioramento delle condizioni e ad evitare che il problema si ripresenti”, ha spiegato l’esperto.
Una possibile soluzione
Quale la soluzione migliore per arginare il problema? “Oggi studi scientifici e pratica clinica ci dicono che terapia e prevenzione si fanno spesso con una terapia non antibiotica come ad esempio con una buona integrazione di D-mannosio (un monosaccaride) ad alte dosi". Sul fenomeno dell'antibiotico-resistenza si è espresso anche Francesco Scaglione, docente di Farmacologia alla Statale di Milano e responsabile della Farmacologia del Niguarda, definendolo “una minaccia per la salute pubblica, in Italia e nel mondo. Gli antibiotici sono stati sicuramente una delle scoperte più importanti dell'uomo, ma a soli 70 anni dalla loro introduzione, siamo di fronte alla possibilità di un futuro senza questi farmaci efficaci per diversi tipi di batteri".