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Smog, anche una breve esposizione può fare male alla salute

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Gli esperti della Harvard Chan School of Public Health spiegano che ogni aumento di 1 microgrammo per metro cubo di Pm 2,5 è correlato a 2.050 nuovi ricoveri ospedalieri e a 12.216 giorni di degenza in più 

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Da uno studio condotto dai ricercatori della Harvard Chan School of Public Health emerge che anche un’esposizione di breve durata al particolato fine dell’aria (le Pm 2,5) è associata a diversi disturbi che, negli ultimi anni, hanno incrementato il numero di ricoveri in ospedale e le spese sanitarie. Tra questi è possibile elencare le malattie cardiovascolari e polmonari, il diabete e il morbo di Parkinson. Le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori, recentemente pubblicate sulle pagine del British Medical Journal, indicano che ogni aumento di 1 microgrammo per metro cubo di Pm 2,5 è correlato a 2.050 nuovi ricoveri ospedalieri, 12.216 giorni in ospedale in più e 31 milioni di dollari (28 milioni di euro) di costi di assistenza per malattie non precedentemente associate al particolato fine dell’aria, incluse la sepsi, l’insufficienza renale e del tratto urinario e le infezioni della pelle. La ricerca porta anche la firma di due studiose italiane: Antonella Zanobetti e Francesca Dominici.

Il legame tra l’inquinamento atmosferico e il glaucoma

Nel corso di un altro studio, i ricercatori della University College Londra hanno dimostrato che chi vive in un’area urbana dove i livelli di smog sono particolarmente elevati ha maggiori probabilità di avere il glaucoma, una condizione oculare debilitante che può portare alla cecità. In particolare, rispetto a chi abita nelle zone meno inquinate, chi trascorre la propria vita in ambienti dove sono presenti delle quantità elevate di polveri sottili ha almeno il 6% in più di probabilità di sviluppare la malattia. Nello studio sono stati coinvolti 111.370 partecipanti: i ricercatori inglesi li hanno sottoposti a test oculari per misurare la pressione intraoculare e a una scansione della retina, necessaria per determinare lo spessore della macula dell’occhio, l’area centrale della retina. Come spiega la dottoressa Sharon Chua, una delle autrici della ricerca, l’inquinamento atmosferico può contribuire al glaucoma a causa della costrizione dei vasi sanguigni. “È anche possibile che il particolato possa avere un effetto tossico diretto che danneggia il sistema nervoso e contribuisca così all’infezione”, aggiunge l’esperta.