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Tumore al colon-retto, meno di un italiano su due esegue lo screening

Salute e Benessere

I dati, emersi durante un forum di medici e specialisti organizzati da EuropaColon Italia, hanno sottolineato l’importanza della diagnosi precoce, che se eseguita nei tempi, potrebbe salvare fino a 130mila vite ogni anno 

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Il cancro del colon-retto se la diagnosi viene eseguita in una fase precoce, ha ottime possibilità di essere sconfitto, tanto che il tasso di sopravvivenza a cinque anni della neoplasia riscontrata nella fase iniziale è pari a più del 90%. A dirlo sono gli specialisti di EuropaColon Italia, neonata associazione di medici e pazienti che si sono ritrovati a discutere del tema all’interno del forum istituzionale "ColOn Action!". Qui, il dato preoccupante emerso, è che meno di un italiano su due partecipa alle campagne di screening per il cancro del colon-retto.

L’importanza delle tempistiche

A partire dalla metà degli anni ‘80, dicono gli specialisti, il tasso di sopravvivenza dopo un cancro del colon-retto è risultato in progressivo miglioramento anche grazie allo screening. Identificando un maggior numero di polipi e cancri in fase precoce, infatti, è molto più semplice trattare la malattia. Inoltre, il costante miglioramento delle opzioni terapeutiche disponibili ha contribuito ad aumentare il tasso di sopravvivenza, che diminuisce più ci si allontana dalla fase iniziale. Attualmente il tasso di sopravvivenza a cinque anni per il cancro del colon-retto trovato in una fase successiva a quella del primo stadio può essere fino al 20%. Il tipo di trattamento offerto ad un paziente affetto da cancro del colon-retto dipenderà da diversi fattori, il più importante dei quali è proprio la fase in cui la malattia è stata diagnosticata.

I dati sulla prevenzione in Italia

L’evento organizzato da EuropaColon, si è basato sulla richiesta di attenzione e di aiuto alle istituzioni nazionali e comunitarie sulla necessità di fare un passo netto nella lotta contro il cancro del colon-retto, grazie soprattutto ad una maggiore adesione ai programmi di screening, così come ha confermato Roberto Persiani, presidente dell’associazione. I dati sulla situazione prevenzione sono stati invece commentati da Claudio D'Amario, della direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, secondo cui "complessivamente in Italia viene invitato ad eseguire lo screening il 76% della popolazione target con un'adesione al 42%. Questo risultato insoddisfacente è soprattutto dovuto alla inadempienza delle regioni meridionali che invitano neanche il 45% della propria popolazione che, d'altra parte, aderisce per meno del 30%". Facendo un quadro della situazione italiana il tasso di adesione è del 69% nel Nord Italia, del 35% al Centro e solo del 26% al Sud.

Ogni anno 130mila vite possono essere salvate

La scarsa adesione alle campagne di screening porta l'87% dei pazienti in Europa a scoprire la presenza del tumore già al secondo e al terzo stadio e solo il 13% di questi riceve la diagnosi al primo stadio contro il 20% di quelli italiani. Un incremento dal 13 al 50% di diagnosi di tumore al primo stadio si tradurrebbe, secondo le stime di medici e specialisti, in circa 130mila vite salvate ogni anno e in un sensibile aumento del numero dei pazienti con un'aspettativa di sopravvivenza al 90%. Pierpaolo Sileri, Viceministro della Salute, ha sottolineato la necessità di "migliorare la risposta" alle campagne di screening. La partecipazione, ha detto Sileri, "è un problema culturale che può essere vinto con l'aiuto delle Regioni, entrando nelle case delle persone".