Ricercatori della New York University School of Medicine, seguendo circa 5.200 malati, hanno valutato l’incidenza di una cura farmacologica, unita a dieta ed esercizio fisico, rispetto a quella di routine con trattamenti chirurgici
L'uso di trattamenti come l'inserimento di stent nelle arterie sarebbe spesso inutile e le patologie ischemiche stabili potrebbero essere trattate semplicemente con farmaci, dieta ed esercizio fisico, con gli stessi risultati in termini di mortalità e infarti nei pazienti. E’ questa la rivoluzionaria teoria a cui sono arrivati i ricercatori della New York University School of Medicine, dopo un complesso studio che ha coinvolto circa 5.200 malati sparsi in 37 Paesi del mondo.
Lo studio ‘Ischemia’
Presentato durante i convegni organizzati dell'American Heart Association, lo studio chiamato ‘ISCHEMIA’ ha scoperto che i pazienti sottoposti a procedure invasive di routine, come l’introduzione di stent (una struttura metallica cilindrica a maglie, che viene introdotta negli organi cavi propriamente detti o visceri, come l'intestino, oppure i vasi sanguigni e viene fatta espandere fino a che il suo diametro non sia pari a quello del cavo in cui è inserito) o interventi chirurgici di bypass, rispetto a pazienti che hanno ricevuto solo farmaci e consigli sullo stile di vita, non siano stati particolarmente protetti da morte cardiovascolare, infarto, ricovero per angina instabile, ricovero per insufficienza cardiaca o rianimazione dopo arresto cardiaco.
Due approcci differenti
In sostanza l'approccio alla cura dei disturbi cardiologici più diffusi, ovvero le cosiddette malattie ischemiche stabili causate dall'accumulo di placche nelle arterie, andrebbe modificato in favore di trattamenti con farmaci, dieta ed esercizio fisico, con gli stessi risultati in termini di mortalità e infarti dei pazienti. Per dimostrarlo i ricercatori, sotto la guida di Judith Hockman, ha seguito pazienti che soffrivano di placche arteriose e dolori anginosi sotto sforzo fisico. Tutti hanno seguito un regime farmacologico, che includeva aspirina e medicine per abbassare il colesterolo e la pressione, ed hanno seguito un rigoroso regime di dieta e ginnastica nella vita quotidiana. Solo la metà dei malati è stato anche sottoposto all'inserimento di stent o all'angioplastia arteriosa.
I dati
L'esito dei due approcci per la cura dei problemi cardiaci degli oltre 5.200 pazienti selezionati è stato però lo stesso. Dopo quattro anni dai test l'incidenza di infarti e di mortalità è risultata statisticamente simile tra i due gruppi. In particolare riguardando il 13.3% dei partecipanti al gruppo che aveva ricevuto anche le procedure invasive, contro il 15.5% di chi aveva seguito solamente il regime farmacologico associato a quello composto da dieta più esercizio fisico. "Questo studio ci sta dicendo che è tempo di ripensare le terapie da proporre ai malati", ha concluso Hockman.