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Il latte artificiale inquina, si impiega troppa energia per produrlo

Salute e Benessere

Il sostegno all'allattamento al seno è un imperativo, anche per salvaguardare l’impatto ambientale. A dirlo sono i ricercatori dell'Imperial College di Londra, che hanno analizzato i dati legati alla produzione del latte in polvere 

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Sostenere l'allattamento al seno è un imperativo anche dal punto di vista ambientale, dato che per produrlo si utilizza troppa energia e dunque si inquina. A sostenerlo sono gli esperti dell'Imperial College di Londra che hanno condotto una ricerca che mostra che l'allattamento al seno per sei mesi consente di risparmiare circa 95-153 kg di CO2 a bambino, rispetto all'alimentazione con latte artificiale. Per il solo Regno Unito, i risparmi sulle emissioni di carbonio ottenuti sostenendo le madri nell'allattamento al seno equivarrebbe ad eliminare dalle strade tra le 50.000 e le 77.500 auto ogni anno, scrivono gli esperti. "La produzione di latte artificiale per neonati e bambini aggrava il danno ambientale e dovrebbe essere una questione di crescente preoccupazione globale", ha affermato il team che ha condotto lo studio, guidato dalla dottoressa Natalie Shenker.

Il consumo di energia dell’industria alimentare

L'industria alimentare, dicono i ricercatori, in particolare nella produzione di latte e di carne, contribuisce per circa il 30% alla diffusione di gas serra globali. Per quanto riguarda il latte, la maggior parte delle tipologie di quello artificiale si basa sul latte di mucca in polvere. Il metano proveniente dal bestiame è un gas serra potente e significativo e la formula per bambini può essere prodotta in sicurezza solo con acqua che è stata riscaldata ad almeno 70° C, comprendendo un consumo di energia equivalente alla ricarica di 200 milioni di smartphone ogni anno.

L’incidenza della latte in polvere

In termini di rifiuti poi, uno studio del 2009 ha anche dimostrato che 550 milioni di confezioni di latte per neonati, composte da 86.000 tonnellate di metallo e 364.000 tonnellate di carta, finiscono nelle discariche ogni anno. E poiché il latte di mucca in polvere è nutrizionalmente inadeguato per un bambino in via di sviluppo, la formula, si legge sul sito dell’istituto londinese, è integrata con additivi come olio di palma, di cocco, di colza e di girasole. Sebbene non sia chiaro se questi integratori siano adeguati dal punto di vista nutrizionale e dello sviluppo, la loro produzione ha un innegabile effetto sull'ambiente, è la tesi dei ricercatori.

Una banca del latte ad emissioni zero

"I dati della ricerca sono netti e sollevano un nuovo aspetto sulla salute pubblica. Sostenere l'allattamento al seno è solo uno di una serie di cambiamenti che la nostra società deve fare per ridurre l'impronta di carbonio”, ha specificato la dottoressa Shenker, impegnata sul campo nella fondazione della Hearts Milk Bank, la prima banca del latte indipendente nel Regno Unito che vorrebbe diventare la prima banca del latte a emissioni zero al mondo.

I dati che riguardano il Regno Unito

Gli autori dello studio poi sottolineano che nella produzione del latte artificiale altri costi per l'ambiente includono l'uso della carta, i rifiuti di plastica e il trasporto in più fasi nella produzione, nella commercializzazione e nella vendita. Al contrario, l'allattamento al seno utilizza poche risorse e produce scarti minimi o pari a zero, scrivono i ricercatori, e i risultati sulla salute del bambino e della madre generano popolazioni più sane che utilizzano poi meno risorse sanitarie. A livello globale, solo il 41% dei 141 milioni di bambini nati ogni anno viene allattato esclusivamente al seno fino a 6 mesi. Il Regno Unito ha poi tassi di allattamento tra i più bassi al mondo e uno dei più alti utilizzi pro capite di latte in polvere, nonostante oltre l'85% delle donne in gravidanza desideri allattare.