Un vasto lavoro durato oltre 30 anni ha mostrato un aumento più rapido dell’indice di massa corporea nelle zone rurali, dove spesso gli abitanti non possono permettersi cibo di qualità
Fuori città, l’obesità sembrerebbe crescere a ritmi più rapidi rispetto alle zone urbane. Lo suggerisce il risultato di un vasto studio, che ha seguito il percorso di oltre 100 milioni di persone nell’arco di più di 30 anni, misurando nel tempo l’evoluzione dell’indice di massa corporea (IMC), calcolato dopo aver ottenuto peso e altezza. Durante il lungo periodo di osservazione, i ricercatori dell’Imperial College di Londra, con l’aiuto di una rete globale di oltre 1000 scienziati, hanno notato un trend che smentisce la percezione popolare che associa una maggiore obesità a chi vive in città. Nelle aree rurali, infatti, permettersi una sana alimentazione sarebbe ancora piuttosto complicato.
Obesità più diffusa fuori città: ribaltata la percezione
Lo studio, pubblicato su Nature, ha preso in esame i cambiamenti dell’indice di massa corporea in più di 200 paesi. Stando ai risultati ottenuti, i valori dell’IMC nel periodo di riferimento si traducono in un aumento medio di 5 o 6 kg per ogni persona: tuttavia, più della metà di questa crescita dipenderebbe in modo specifico dalle aree rurali. Guardando soltanto ai paesi a reddito medio-basso, le zone fuori città sarebbero responsabili di oltre l’80% dell’incremento dell’indice di massa corporea. Per Majid Ezzati, principale autore del lavoro, “questo vasto studio globale ribalta la comune percezione che una maggiore presenza di persone che vivono in città è tra le principali cause della crescita dell’obesità in tutto il mondo”, una considerazione che dovrebbe quindi portare a “ripensare il modo in cui affrontiamo il problema della salute globale”.
Aree rurali: infrastrutture migliori, cattiva alimentazione
A sorprendere, in particolare, è la chiara inversione di un trend globale: nel 1985, anno di partenza dello studio, gli abitanti di città avevano un IMC superiore a quelli delle zone rurali in oltre tre quarti dei paesi. Da quel momento, tuttavia, la situazione si è completamente capovolta, complice il fatto che le città si siano trasformate in molti casi in luoghi capaci di offrire “una grande ricchezza di opportunità per nutrirsi in modo migliore, fare più esercizio fisico e attività ricreative”. D’altro canto, se è vero che anche chi vive in aree lontane dai centri urbani può spesso contare su salari e infrastrutture migliori rispetto al passato, la sfida di queste persone è ora cambiata, come spiega Ezzati “dal potersi permettere di mangiare al potersi permettere cibo di qualità”. Insieme a un minore dispendio energetico, dato anche da una maggiore diffusione dell’auto, gli alimenti processati avrebbero favorito la crescita più rapida dell’indice di massa corporea fuori dalle città. Mariachiara Di Cesare della Middlesex University, che ha preso parte allo studio, spiega che la risoluzione di questo problema passa da “azioni integrate in cui il governo, la società civile e il settore privato devono focalizzare gli sforzi e le risorse per consentire la produzione e l'accesso ad una nutrizione sana”. L’Italia è una delle 12 nazioni nelle quali, durante il periodo di osservazione, l’IMC ha fatto registrare un leggero calo nella popolazione femminile.