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Etichetta alimentare per la tracciabilità degli alimenti, come si legge e cosa contiene

Salute e Benessere

Alessandra Carboni

Getty Images

Per conoscere gli alimenti che vengono messi nel carrello e avere tutte le indicazioni sulla loro provenienza è necessario comprendere le etichette per la tracciabilità dei prodotti. Ecco come si leggono e cosa devono contenere

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Che percorso ha fatto quell’alimento? Dove è stato coltivato o allevato? Sono queste alcune delle domande che si pongono i consumatori prima di acquistare i prodotti che finiscono sulla loro tavola. Per avere delle risposte la prima cosa da fare è imparare a leggere le etichette applicate sui prodotti e decodificare e interpretare le informazioni che offrono. Nell'attesa che la tecnologia della blockchain venga applicata anche alla tracciabilità alimentare, è proprio la cara vecchia etichetta ad offrire un aiuto per consumi alimentari più consapevoli.
La rintracciabilità degli alimenti è infatti definita dal Regolamento CE 178/2002 - (che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare) come "la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione". In questo modo, secondo il Regolamento, è possibile tenere traccia di ogni componente destinato al consumo umano facente parte della catena alimentare. Così, come da Regolamento, le etichette alimentari della tracciabilità presenti sui prodotti che acquistiamo ci raccontano parte della loro storia. Ecco come leggerne alcune.

I prodotti dell'orto

Nel passaggio dall'imballaggio del grossista al banco del dettaglio dei prodotti ortofrutticoli si perdono numerose delle informazioni relative all'identificazione della frutta e della verdura che acquistiamo. Ciò che tuttavia deve essere sempre specificato è l'origine del prodotto, ossia il Paese di provenienza, indicato a chiare lettere sia sull'etichetta di preconfezionamento che sul cartello del prezzo in esposizione.

Le carni

Che siano rosse o bianche, le carni che acquistiamo devono riportare etichette che illustrino in modo chiaro e trasparente una serie precisa di dati. Per le carni bovine il sistema di identificazione e rintracciabilità prevede obbligatoriamente l'indicazione del Paese di nascita dell'animale, quello di allevamento, quello di macellazione e sezionamento, oltre che l'indicazione del suo Codice di riferimento, che consente il collegamento tra quell’unità di prodotto e l’animale di provenienza. Così, nel caso di acquisto di carne bovina completamente nostrana, troveremo le indicazioni: "Nato in Italia", “Allevato in Italia”, "Macellato in Italia" seguita dal codice M e tre caratteri numerici che indicano il numero di approvazione del macello. Troveremo poi l'indicazione "Sezionato in Italia" e a seguire un codice alfanumerico che inizia con S ed è seguito da tre cifre e sta a indicare il numero di approvazione del laboratorio di sezionamento. Infine il codice di riferimento animale/lotto, che nel caso in esempio sarebbe un codice alfanumerico che inizia per IT.
La definizione di allevamento e macellazione può essere sostituita dalla sola indicazione dell'origine, nel caso in cui le carni siano state ottenute da animali nati, allevati e macellati in un unico Paese.
Per quanto riguarda le carni avicole - e i prodotti a base di tali carni - l'etichetta deve riportare l'indicazione del Paese e della provincia di allevamento, il nome dello stabilimento da cui proviene, il codice dell'allevamento, il codice dello stabilimento di macellazione o di lavorazione e il numero di Lotto di appartenenza.

I prodotti ittici

Per quanto riguarda il pesce fresco, esposto sul banco, è necessario che il cartellino che lo accompagna riporti il metodo di produzione, ossia se si tratta di pesce pescato o allevato, e l'indicazione della zona di pescaggio in base alle cosiddette Zone FAO. Così, per esempio, la macro area del Mediterraneo e del Mar Nero è contraddistinta dal codice 37, e all'interno di quest'area troviamo la sotto-area del Mediterraneo Occidentale che corrisponde al codice 37.1, quella del Mediterraneo Centrale corrispondente al 37.2 e quella dell'Orientale al 37.3. All'interno delle sotto-aree troviamo poi le divisioni: in quella del Mediterraneo Centrale abbiamo la divisione Adriatica, contraddistinta dal codice 37.2.1, e quella Ionica con il codice 37.2.2. Per il pescato in acque dolci e per quello allevato deve essere espressamente indicato il Paese di origine.I prodotti ittici surgelati devono invece riportare sulla confezione le indicazioni relative al metodo di produzione e alla Zona di cattura, il Codice identificativo del lotto di produzione, il nome e la sede del produttore e quella dello stabilimento di produzione e di confezionamento.

I codici delle uova

Se in apparenza i codici stampati sul guscio delle uova sono criptici e indecifrabili, in realtà questi prodotti sono tra quelli presenti sul mercato che forniscono le informazioni più dettagliate riguardo la propria origine.
Il primo numero del codice alfanumerico in questione, infatti, ci dice tutto in merito al tipo di allevamento dal quale provengono le galline che hanno deposto le uova: uno 0 iniziale indica uova provenienti da agricoltura biologica, se è presente un 1 sappiamo che si tratta di uova da allevamento all’aperto, il 2 indica uova da allevamento a terra e il 3 quelle da allevamento in gabbia. A seguire troviamo la sigla del Paese (IT per l'Italia) e le 3 cifre del codice ISTAT del Comune di produzione, quindi la sigla della Provincia di produzione e a finire le 3 cifre del Codice Allevamento assegnato dalle Asl, che identifica nome e luogo dell'allevamento in cui l'uovo è stato deposto.

Pasta e riso

Anche le etichette di altre due filiere molto importanti per l'agroalimentare di casa nostra hanno infine raggiunto lo standard di trasparenza sull'origine. Grazie a due decreti recenti è stato infatti introdotto l'obbligo di indicare il Paese di coltivazione del grano e quello di molitura sulle etichette dei pacchi di pasta secca, mentre sulle confezioni di riso devono essere riportate le indicazioni del Paese di coltivazione, quello di lavorazione e quello di confezionamento. In tutti e due i casi, qualora vi sia provenienza da più Paesi, sono presenti le diciture “Paesi UE/non UE”.

Latte, miele e olio

Le regole per le etichette che riguardano l'origine di latte e derivati si applicano al latte e ai prodotti di latte vaccino, di bufala, ovicaprino e di altra origine animale. L'indicazione deve specificare il Paese di mungitura, quello di condizionamento o trasformazione del latte. Nel caso in cui si tratti di un prodotto interamente italiano deve essere indicato a chiare lettere "Origine del latte: Italia". Diversamente, sarà indicato se il latte è stato munto o trasformato in Paesi Ue o non Ue. I prodotti Dop e Igp seguono invece i propri disciplinari relativi all'origine e sono esclusi da tali obblighi.
Per quanto riguarda il miele, le etichette devono riportare il Paese di origine del prodotto, la sede del produttore e del venditore, il codice del lotto di produzione e il Paese di raccolta del miele. È possibile trovare la dicitura "Miscela di mieli originari CE/non originari CE", senza l'obbligo di specificare i singoli Paesi di provenienza.
Passando poi a uno dei prodotti principali dello Stivale, sull'etichetta dell'olio extra vergine e vergine d'oliva devono essere indicati il Paese di raccolta, quello di coltivazione e di molitura delle olive. Deve essere riconoscibile a colpo d'occhio la dicitura Olio Italiano, e nel caso si tratti di miscele l'indicazione del luogo di origine deve essere preceduta dalla dicitura "miscele di oli di oliva originari di". Nel caso in cui le olive siano state coltivate in un Paese diverso da quello di molitura, l'etichetta deve riportare tale informazione (quindi distinguere il Paese di coltivazione da quello in cui è situato il frantoio). Solamente i prodotti DOP, IGP e IGT possono fare riferimento alla zona geografica di coltivazione.