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Un test del sangue potrebbe predire l'Alzheimer

Salute e Benessere

Grazie alla scoperta di un nuovo modo di scoprire tracce ematiche della malattia, gli scienziati sono vicini a creare un esame rivoluzionario per intercettare precocemente la più comune forma di demenza

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Diagnosticare l'Alzheimer con un test del sangue potrebbe diventare presto una realtà. Dopo la notizia del successo della squadra di ricercatori dell'Università di Washington, un altro risultato confortante arriva dallo studio del team guidato da Colin Masters del Florey Institute di Melbourne. Gli scienziati hanno dichiarato di aver messo a punto un test capace di diagnosticare la forma di demenza con un tasso di accuratezza superiore al 90%. Lo studio è stato pubblicato su Nature.

La ricerca

Il team ha preso in esame 252 pazienti australiani e 121 giapponesi, sottoponendoli al test del sangue per l'Alzheimer creato dal premio Nobel Koichi Tanaka della Shimadzu Corporation, azienda medico-tecnologica giapponese. Questo esame sarebbe in grado di rilevare con una bassissima percentuale di errore la variazione del betamiloide, proteina alla base delle placche amiloidi, principali responsabili dello sviluppo dell'Alzheimer. Il test, basato sulla tecnica della spettometria di massa, potrebbe diagnosticare l'incremento di questo componente anche in persone che non mostrano alcun segno di demenza. Questa tecnica mostra risultati molto più accurati rispetto alla PET al cervello, principale strumento di diagnosi utilizzato attualmente per individuare lo sviluppo delle placche nel cervello umano.

Applicazioni future del test

"In futuro, da qui a 5 anni, le persone faranno regolari check up quinquennali se si avrà un'età compresa tra i 55 e i 60 anni per determinare se si è sulla strada dell'Alzheimer o no", ha dichiarato al Guardian il professor Masters. Dato che il meccanismo della più comune tra le forme di demenza, inizia a mettersi in movimento 30 anni prima della manifestazione dei primi reali sintomi. Sulle origini della patologia non c'è ancora una teoria univoca: secondo una ricerca condotta dall'Università Campus Bio-Medico di Roma, lo sviluppo dell'Alzheimer potrebbe essere collegato anche a disturbi dell'umore. Un check up preventivo potrebbe aiutare a studiare meglio l'evoluzione della patologia e a calibrare le cure migliori. Il test potrà inoltre aiutare gli scienziati a individuare i soggetti maggiormente a rischio per includerli in trial clinici che portino al successo di nuove terapie.