Così l'olio extravergine protegge la memoria dall'Alzheimer

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L'olio d'oliva è il condimento tipico della dieta mediterranea (Getty Images)

Una ricerca della Temple University ha messo in evidenza come questo tipico condimento mediterraneo attivi un processo benefico per le cellule cerebrali noto come autofagia

Ai già noti benefici della dieta mediterranea ne andrebbe aggiunto un altro: l'aiuto che essa fornisce contro l'avanzata dell'Alzheimer. Responsabile di questo beneficio sarebbe, in particolare, l'olio extravergine di oliva, il condimento tipico dell'Europa meridionale. Secondo una ricerca della Temple University (Usa) pubblicata sugli Annals of Clinical and Translational Neurology, l'olio extravergine consentirebbe di attivare un processo protettivo delle cellule noto come autofagia. L'efficacia del condimento alimentare è stata testata sui roditori.

I segni dell'Alzheimer

Con la vecchiaia, le cellule nervose tendono ad accumulare tossine e scarti, come gli ammassi neurofibrillari e le placche senili. La comparsa di queste formazioni nell'encefalo sono fra i segni tangibili dell'arrivo dell'Alzheimer. Tramite l'autofagia cellulare, processo attraverso il quale le cellule si dividono ed eliminano detriti e tossine intracellulari, è possibile combattere la nota malattia che colpisce la memoria. "Abbiamo scoperto che l'olio d'oliva riduce l'infiammazione cerebrale, ma, soprattutto, che attiva l'autofagia", spiega il primo autore dello studio, il professor Domenico Praticò, sul sito della Temple University. "Le cellule neurali dei topi la cui dieta era stata arricchita con olio extravergine d'oliva avevano livelli più alti di autofagia e minore presenza di placche senili e di ammassi neurofibrillari", aggiunge lo scienziato.

Il test di laboratorio

Per mettere alla prova gli effetti di una dieta ricca di olio d'oliva i ricercatori hanno utilizzato il già collaudato “modello transgenico triplo” attraverso il quale le cavie sviluppano le caratteristiche chiave dell'Alzheimer: compromissione della memoria, comparsa di placche senili e ammassi neurofibrillari. Sono stati dunque creati due gruppi di topi, al primo è stata somministrata una dieta comune, al secondo un'altra arricchita di olio extravergine. Anche se a uno sguardo esteriore non era apparsa alcuna differenza fra i due gruppi di roditori, nel giro di 9-12 mesi gli effetti si sono fatti sentire. I topi cui era stato assegnato l'olio d'oliva avevano ottenuto risultati molto migliori nei test della memoria e nelle abilità di apprendimento. Una volta passati all'analisi dei tessuti neurali è stato possibile risalire a una chiara spiegazione di tali risultati: i topi del secondo gruppo, infatti, presentavano enormi differenze nelle cellule nervose, sia sotto il profilo dell'aspetto sia sotto quello della funzionalità. Innanzitutto, i topi che avevano assunto per mesi l'olio extravergine avevano le sinapsi integre (si tratta delle connessioni fra i neuroni); inoltre, i livelli di autofagia erano risultati molto superiori, col risultato di ridurre le scorie che accompagnano la malattia.

Il prossimo passo

Una volta dimostrato che l'olio d'oliva aiuta a prevenire l'Alzheimer, il prossimo territorio della ricerca, spiega Praticò, sarà quello di accertare se le stesse caratteristiche aiutano a bloccare o ad invertire la malattia quando è già in stadio avanzato.

 

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