Ricerca, un by-pass wireless fa camminare due scimmie paralizzate
Salute e BenessereI risultati dell'esperimento sono stati pubblicati sulla rivista "Nature". Gli impulsi elettrici del cervello vengono inviati a un chip impiantato nel midollo spinale, che fa muovere i muscoli. Una speranza anche per l'uomo
Un esperimento dona nuove speranze alle persone con paralisi. Grazie a un by-pass wireless, due scimmie con una lesione spinale sono tornate a camminare. La ricerca in cui viene descritto l'esperimento, coordinata da Grégoire Courtine del Politecnico di Losanna (Epfl), è stata pubblicata sulla rivista "Nature" ed entro cinque anni potrebbe portare alla sperimentazione anche sull'uomo.
L'esperimento sulle scimmie – Le due scimmie paralizzate hanno ripreso a deambulare dopo pochi giorni per mezzo di un by-pass wireless in grado di raccogliere gli impulsi elettrici nel cervello e di inviarli a un chip impiantato nel midollo spinale, "scavalcando" in qualche modo il tratto interrotto.
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Una ricerca che parla italiano – L'esperimento è stato condotto da un'equipe internazionale in un laboratorio di Pechino, in Cina, e ha visto anche il contributo il contributo degli italiani Silvestro Micera, della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, e Marco Capogrosso, dell'Epfl.
Come funziona – Quando camminiamo il cervello invia, attraverso il midollo spinale, dei comandi per attivare i muscoli. In caso di lesione del midollo, però, la trasmissione si interrompe. Per "bypassare" l'interruzione i ricercatori hanno impiantato, nella regione della corteccia cerebrale del coordinamento motorio, degli elettrodi capaci di inviare a un computer gli impulsi prodotti dal cervello. Impulsi che, una volta elaborati, vengono inviati a un altro dispositivo impiantato nel midollo spinale, permettendo l'arrivo dei segnali ai muscoli.
Le speranze per l'uomo – Tra i i punti di forza dell'esperimento, quello di aver usato quasi tutti dispositivi già approvati per l'utilizzo sugli esseri umani. Traslare sull'uomo il lavoro già fatto non richiederà molto tempo, dato che sono già stati autorizzati studi clinici per alcuni aspetti del lavoro. I primi dispositivi potrebbero arrivare già entro cinque anni.