Vaticano, Parolin sul caso dei fondi della Segreteria di Stato: "Processo porti verità"
LazioCosì il cardinale segretario di Stato, da Strasburgo: “Bene che ci sia una decisione perché le autorità giudiziarie si sono prese più di un anno e mezzo per decidere. Sono molto triste per le persone coinvolte”
"Bene che ci sia una decisione perché le autorità giudiziarie si sono prese più di un anno e mezzo per decidere. Sono molto triste per le persone coinvolte". Così il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, da Strasburgo, ha commentato i rinvii a giudizio in Vaticano per i fondi della Segreteria di Stato.
Parolin: “Se mi chiedono di testimoniare a processo lo farò”
"Non mi esprimo sul resto perché non ho ancora letto i documenti resi pubblici ieri - ha detto ai cronisti -. Dobbiamo aspettare il processo e sperare che porti verità. Speriamo che sia breve, perché molte persone hanno sofferto". "Se mi chiedono di testimoniare al processo lo farò", ha aggiunto il porporato. “Credo – ha concluso - che da un punto amministrativo la questione al centro del processo sia risolta, dopo molte decisioni prese dal Papa sul controllo delle finanze della Santa Sede”.
I rinvii a giudizio
La vicenda è quella degli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Nella giornata di ieri il Presidente del Tribunale Vaticano, con un decreto, ha disposto la citazione a giudizio per 10 imputati. Il processo prenderà il via il prossimo 27 luglio. La richiesta di citazione a giudizio è stata presentata nei giorni scorsi e riguarda personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e figure apicali dell'allora Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale: tra le persone figura anche il cardinale Angelo Becciu, mentre sono coinvolte anche 4 società. A chiedere i rinvii a giudizio sono stati il promotore di giustizia Gian Piero Milano, l'aggiunto Alessandro Diddi e l'applicato Gianluca Perone. La Segreteria di Stato della Santa Sede, individuata nell'inchiesta come "persona offesa" insieme all'Istituto per le Opere di Religione (Ior), si costituirà parte civile e sarà assistita in aula dall'avvocato Paola Severino, ex ministro della Giustizia.
Le accuse
Becciu è indagato per i reati di peculato ed abuso d'ufficio anche in concorso, nonché di subornazione. Le altre persone coinvolte sono: René Bruelhart, al quale l'accusa contesta il reato di abuso d'ufficio; monsignore Mauro Carlino, al quale l'accusa contesta i reati di estorsione e abuso di ufficio; Enrico Crasso, al quale l'accusa contesta i reati di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d'ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; Tommaso Di Ruzza, al quale l'accusa contesta i reati di peculato, abuso d'ufficio e violazione del segreto d'ufficio; Cecilia Marogna, alla quale l'accusa contesta il reato di peculato; Raffaele Mincione, al quale l'accusa contesta i reati di peculato, truffa, abuso d'ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio; Nicola Squillace, al quale l'accusa contesta i reati di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio; Fabrizio Tirabassi, al quale l'accusa contesta i reati di corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d'ufficio; Gianluigi Torzi, al quale l'accusa contesta i reati di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio.
Le società coinvolte
Le società coinvolte sono: HP Finance LLC, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l'accusa contesta il reato di truffa; Logsic Humanitarne Dejavnosti, D.O.O., riferibile a Cecilia Marogna, alla quale l'accusa contesta il reato di peculato; Prestige Family Office SA, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l'accusa contesta il reato di truffa; Sogenel Capital Investment, riferibile ad Enrico Crasso, alla quale l'accusa contesta il reato di truffa. Taluni dei reati vengono contestati anche "in concorso".
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Le indagini
Le attività istruttorie sui fondi della Segreteria di Stato sono state svolte anche con commissioni rogatoriali in numerosi altri paesi stranieri (Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Jersey, Lussemburgo Slovenia, Svizzera) e "hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane – si legge in una nota della Sala stampa della Santa Sede - avendo attinto anche alle risorse, destinate alle opere di carità personale del Santo Padre". "L'iniziativa giudiziaria è direttamente collegabile alle indicazioni e alle riforme di Sua Santità Papa Francesco, nell'opera di trasparenza e risanamento delle finanze vaticane - sottolinea ancora la Sala stampa vaticana -; opera che, secondo l'ipotesi accusatoria, è stata contrastata da attività speculative illecite e pregiudizievoli sul piano reputazionale nei termini indicati nella richiesta di citazione a giudizio".