Marcello De Vito, ex presidente M5s dell'assemblea capitolina, era finito in carcere nel marzo scorso per corruzione e aveva ottenuto da qualche giorno gli arresti domiciliari
"La Cassazione, accogliendo il ricorso delle difese, ha annullato con rinvio l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma nei confronti del presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito e degli altri soggetti coinvolti in relazione alla vicenda legata alla costruzione del nuovo stadio". E' quanto annunciano gli avvocati di De Vito, Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali, finito in carcere nel marzo scorso per corruzione e da qualche giorno agli arresti domiciliari. De Vito è accusato di aver ricevuto utilità dall'imprenditore Luca Parnasi, promettendo in cambio di favorire il progetto per la costruzione dell'impianto sportivo nell'area di Tor di Valle.
Annullato un capo d'imputazione
"Attendiamo di leggere il dispositivo emesso dalla Suprema Corte ma l'unica cosa che ci sentiamo di dire in questo momento è che è stato riconosciuto come l'ordinanza abbia palesato seri profili di illegittimità", dichiarano i legali di De Vito. Rinviate al Riesame quindi le posizioni di De Vito e dell'avvocato Camillo Mezzacapo, ritenuto dagli inquirenti il suo braccio destro. I giudici hanno, invece, annullato senza rinvio il capo di imputazione relativo alla vicenda della riqualificazione della vecchia stazione ferroviaria di Trastevere disponendo l'immediata scarcerazione dell'imprenditore Gianluca Bardelli, difeso dall'avvocato Franco Merlino, e dell'architetto Fortunato Pititto, accusati di traffico di influenze illecite e agli arresti domiciliari.
L'indagine
L’indagine condotta dai carabinieri aveva fatto luce su una serie di operazioni corruttive, realizzate attraverso l'intermediazione di un avvocato e di un uomo d'affari. In un'intercettazione del 4 febbraio, Mezzacapo parlava con De Vito dicendo: "Questa congiunzione astrale, tipo l'allineamento della cometa di Halley... E' difficile secondo me che si verifichi, noi Marce' dobbiamo sfruttarla 'sta cosa, secondo me ci rimangono due anni". Parole che secondo il gip di Roma si riferivano allo sfruttare "il ruolo pubblico di De Vito per fini privatistici e ottener lauti guadagni".