Secondo il racconto del militare il nome del ragazzo è stato 'sbianchettato' dal registro conservato in caserma e sostituito con il nome di un altro arrestato
'Sbianchettato' dal registro del fotosegnalamento. Secondo il racconto del maggiore dei carabinieri Pantaleone Grimaldi, il nome di Stefano Cucchi è stato cancellato dal registro, conservato nella caserma dove il giovane era stato portato dopo il suo arresto per droga nell'ottobre 2009, e sostituito con il nome di un altro arrestato. Grimaldi lo ha sostenuto davanti alla Corte d'assise nel processo che vede imputati cinque carabinieri per la morte di Cucchi, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale. La prossima udienza è fissata per 27 febbraio.
Confermata la circostanza emersa dal racconto di altri testimoni
Il maggiore ha confermato in aula la circostanza già fatta emergere da altri testimoni nel corso del processo. "Nel novembre 2015 - ha affermato Grimaldi - mi ha contattato il Comandante del Reparto operativo, colonnello Lorenzo Sabatino, dicendomi di rimanere in ufficio perché sarebbe arrivato il capitano Testarmata per acquisire documenti sulla vicenda Cucchi". La richiesta è stata di visionare una serie di atti contenuti nel fascicolo che era chiuso a chiave in un armadio.
Il racconto di Grimaldi
"Ricordo di aver letto quegli atti una sola volta, dopo la sentenza che assolveva gli agenti della Polizia penitenziaria. Ho letto il referto del 118 perché ho ritenuto che in quella vicenda potesse essere un elemento di chiarezza". Quando è arrivato in caserma il capitano "gli ho suggerito di portare via in originale tutta la documentazione che doveva acquisire, senza mettersi a fare le copie conformi. Ma lui non ha accolto il mio invito". Tra quegli atti ce n'era uno sul quale si è concentrata l'attenzione in aula, ovvero il registro del fotosegnalamento, nel quale il nome di Stefano Cucchi è stato cancellato e sostituito.
La richiesta di direttive
"Il capitano mi ha fatto presente che c'era qualcosa che non quadrava; su un rigo, un nome era stato sbianchettato e sopra era stato scritto un altro nome. Mi sono reso conto immediatamente dell'anomalia, in quel caso mi è sembrato qualcosa in più di un'irregolarità. Meritava un maggiore approfondimento; quell'atto andava sequestrato e acquisito. Guardando in controluce mi sono reso conto che, cancellato, si poteva leggere il nome di Cucchi. Ascoltando le mie obiezioni, il capitano Testarmata si è mostrato molto perplesso, non sapeva cosa fare e mi ha risposto che avrebbe chiesto direttive, quindi è uscito dalla stanza per fare una telefonata. Non so a chi ha chiesto direttive, so che poco dopo è tornato dicendo che la direttiva restava quella di fare una copia conforme, senza prendere l'originale". Quel fascicolo è stato successivamente acquisito 'in originale' su ordine della procura.
Agente della Polizia Penitenziaria: "In tribunale Cucchi aveva volto tumefatto"
Stefano Cucchi, mentre si trovava nelle celle del tribunale in attesa di essere chiamato per partecipare all'udienza di convalida del suo arresto, "aveva il volto tumefatto con delle macchie scure di colore marrone sul viso". Lo ha dichiarato Massimiliano Di Carlo, agente della Polizia penitenziaria, che ha raccontato di aver visto Cucchi dallo spioncino della cella nelle camere di sicurezza del tribunale di Roma. Di Carlo non è stato mai sentito in alcuno dei procedimenti per la morte di Cucchi. Le sue dichiarazioni sono solo negli atti dell'indagine interna fatta dal Dap. "Nel 2009 ero al nucleo traduzioni detenuti del carcere di Regina Coeli - ha spiegato l'agente della Penitenziaria -. Il giorno dell'udienza di Cucchi in tribunale ero di servizio col compito di portare i detenuti dalle celle alle aule. Di ritorno da un accompagnamento, quando stavo tornando dalle aule nella tarda mattinata, mi colpì il fatto che dallo spioncino di una cella si affacciò una persona che aveva il volto tumefatto".
Le altre testimonianze
Sono stati sentiti in aula anche alcuni atleti e un istruttore della palestra che Stefano Cucchi frequentava. Tutti hanno confermato che, anche prima del suo arresto, il giovane "si allenava regolarmente, con costanza e passione, ma anche con grande intensità. Era una persona esile, molto magra, che durante gli allenamenti non aveva mai avuto problemi, mai accusato malori".