
"E' ai cittadini di queste terre che dobbiamo il successo" del percorso di pace e dialogo aperto negli anni: "Società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto a lusinghe di sterili e pericolosi nazionalismi che hanno arrecato tanti gravi danni". Lo ha detto il Presidente della Repubblica a Gorizia per ricevere il premio Santi Ilario e Taziano
"La cooperazione come scelta consapevole e razionale per mettere a fattor comune, a vantaggio delle persone, conoscenze, risorse, cultura ed esperienze. La frontiera, da luogo ostile diventa così fattore di opportunità, di incontro di risorse, e crescita, nell’economia, nella scienza, nelle identità culturali". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Gorizia ricevendo il premio Santi Ilario e Taziano.
"Le due città hanno coraggiosamente trasformato la prossimità geografica delle due identità in un’opportunità, dando vita a un esempio inestimabile non solo per i nostri due Paesi, ma per l’intera Europa e per i valori che il progetto dell’Unione rappresenta", prosegue il Capo dello Stato.
"L’orrore dei campi di concentramento e il lungo inverno dei genocidi dopo il ’45 si sono ripetuti troppe volte. Non è l’abbandono alle illusioni a evitarli ma l’impegno dei popoli e il coraggio delle istituzioni di non venir mai meno al rispetto della dignità delle persone", ha aggiunto ancora Mattarella.
Esiste la "responsabilità doverosa per la realizzazione di un futuro di pace per il nostro continente. La pericolosa alternativa a questo progetto, Italia, Slovenia, Europa, l'hanno conosciuta in tutta la sua drammaticità".
Il discorso di Mattarella
"Credo che tutti, quel giorno, in Piazza della Transalpina, abbiamo avvertito di essere testimoni di un momento di rilevanza storica, capace di immettere effetti profondi nel futuro d’Europa. Al Presidente Pahor e a me è toccato in sorte felice di assistere in prima persona a un evento straordinario: la progressiva trasformazione di un confine, concepito come traccia divisoria nel cuore di una città e di una popolazione, a luogo di incontro e di condivisione. Questa cerimonia mi sembra possa inserirsi in questo mutamento. Una libertà rinnovata e ritrovata, di movimento, di fraternità, il cui merito non è di singole persone né delle istituzioni - il cui contributo è, naturalmente, prezioso - bensì è frutto delle nostre società civili, che hanno saputo con pazienza ricostruire quei legami di amicizia, solidarietà e fiducia reciproca che i funesti eventi del Secondo conflitto mondiale, e degli anni che lo avevano preceduto, avevano reciso in quest’angolo di territorio che aveva visto italiani, slavi, tedeschi, vivere in pace. E’ ai cittadini di queste terre che dobbiamo il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto a lusinghe di sterili e pericolosi nazionalismi che hanno arrecato tanti gravi danni. La comunione di intenti tra le autorità politiche di Slovenia e Italia rappresenta il riflesso istituzionale di un impulso che trova le sue radici nei rispettivi popoli, nel desiderio di amicizia espresso dai cittadini, divisi da un confine fisico, eredità della guerra, ma uniti nella convinzione che gli orrori, il sentimento della ritorsione e della rivalsa dovevano lasciare il posto alla convivenza pacifica, alla riconciliazione. È così che Gorizia e Nova Gorica, da sempre crocevia di popoli, lingue e culture diverse, si sono fatte veicolo - mano nella mano, come ha sottolineato il Sindaco Ziberna - di questo obiettivo".
