Mattarella: “Gli atti contro l'informazione sono eversivi"

Politica
Pierfrancesco Ferrara

Pierfrancesco Ferrara

Il presidente parla alla cerimonia del Ventaglio, il tradizionale appuntamento al Quirinale che segna l’inizio della pausa estiva sebbene di pausa, quantomeno nell’attività politico-istituzionale, ormai, non si possa più parlare

ascolta articolo

E’ la sua decima cerimonia del Ventaglio, il tradizionale appuntamento al Quirinale che segna l’inizio della pausa estiva sebbene di pausa, quantomeno nell’attività politico-istituzionale, ormai, non si possa più parlare: gli impegni del resto sono innumerevoli, così come gli appuntamenti per il Capo dello Stato. Preoccupato per quanto accade intorno a noi. Lo dice, lo spiega chiaramente davanti ai giornalisti.

 

Il compleanno e gli auguri della politica

Presidente che ha da poco compiuto 83 anni. Con l’omaggio trasversale di tutte le forze politiche, così come quello arrivato da Oltralpe nella manifestazione di grande stima espressa, ancora una volta, dal presidente francese Macron. E così da Giorgia Meloni a Elly Schlein ad Antonio Tajani: un attestato corale per la gestione del suo ruolo, quale garante della Costituzione e simbolo dell'Unità nazionale. Ruolo -va da se- non semplice. Ben oltre quello che può sembrare. E gli ultimi anni, quanto meno gli ultimi mandati presidenziali, lo hanno dimostrato ampiamente.

 

Il ruolo di garante della Costituzione

C’è da tenere insieme un Paese, che, complici le difficoltà economiche e di bilancio, le crisi internazionali, le vicende geopolitiche, tra guerre, dipendenza dall’estero energetica e militare, si trova ad affrontare momenti delicati che si ripercuotono inevitabilmente sul fronte interno, nel dibattito politico, da sempre più che animato.

La Giustizia e lo scontro tra politica e magistratura, le riforme, l’assetto istituzionale e costituzionale, i rapporti tra Governo centrale e regioni ma soprattutto quel senso di comunità cui sempre fa riferimento il Capo dello Stato, necessario -ripete- per affrontare le sfide del futuro.

 

La cerimonia del Ventaglio

Davanti alla stampa parlamentare Mattarella risponde ai quesiti ed elenca le criticità, le questioni su cui serve intervenire, a cominciare dal contrasto a ogni forma di violenza che sia contro esponenti politici, e gli ultimi mesi sono costellati di tali episodi, o contro giornalisti.

 

Lo scudo del Capo dello Stato sull’Informazione

“Ogni atto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo contro la Repubblica”, ribadisce Mattarella ai giornalisti, ai quali rivolge l'invito a “contrastare le adulterazioni della realtà”. Il Capo dello Stato cita espressamente l’episodio di Torino e l’aggressione al cronista de La Stampa da parte di militanti di CasaPound, e avverte: 'L'informazione è esattamente questo: documentazione di ciò che avviene senza sconti”. E qui cita Tocqueville: “La democrazia è il potere di un popolo informato”.

Del resto, non a caso, ricorda come i giornalisti si trovino ad “esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’articolo 21 della nostra Carta fondamentale”. Insomma La democrazia è conoscenza. L’informazione è un anticorpo.

 

Il monito sullo stato delle carceri

E se quello alla corretta informazione è un diritto, un diritto è anche vivere in condizioni civili nelle carceri. Un richiamo arriva infatti sullo stato definito “indecoroso” degli istituti penitenziari. “Un tema -dice- che sempre più richiede vera attenzione. Basta ricordare le decine di suicidi, in poco più dei sei mesi, quest'anno”. Mattarella condivide una lettera ricevuta dalla descrizione straziante. “Condizioni angosciose e indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l'Italia”, ammonisce. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale".

 

Le riforme e il discorso di Trieste

“La democrazia non gode di buona salute”, aveva ribadito solo pochi giorni fa, nel corso della Visita di Stato in Brasile, citando le parole di Papa Francesco. E ora il Presidente torna sui temi che preoccupano la comunità internazionale. Temi delicati di violenze, guerre, disinformazione, tenuta democratica, appunto, e rispetto dei diritti, questioni tutte che toccano direttamente anche il nostro Paese. Libertà di stampa, dicevamo, ma anche di pensiero lascia intendere, con un cenno al discorso di Trieste, quando, nel corso della cinquantesima edizione della Settimana sociale dei cattolici nel capoluogo friulano aveva parlato dei pericoli derivanti da un’autorità senza opposizione e limiti, dei rischi da un assolutismo di Stato, ricevendo le critiche della Lega di Salvini ma anche la solidarietà delle altre forze politiche, premier Meloni in testa.

Nessuna interferenza nel dibattito politico -precisa Mattarella- si trattava semmai di considerazioni generali. Resta però la preoccupazione per il crescente astensionismo forse figlio anche della percezione di eccessivi limiti nelle scelte affidate agli elettori, tradotto: il combinato disposto dei testi di riforma in approvazione con la legge elettorale.

 

Le crisi internazionali e il ruolo dell’Italia

Ma timori arrivano anche e soprattutto dal contesto geopolitico. Certo è triste sprecare immani risorse in armamenti -sottolinea- ma di chi è la responsabilità, si chiede e, soprattutto, chiede. La storia è maestra di vita e per questo l’Italia è al fianco di Kiev. Quando non ci si schierò con l’aggredito, il via libera a Hitler dei Paesi Occidentali, alla fine, portò alla guerra mondiale.

 

L’Italia, Biden e Trump

Ringrazia Biden, e ricorda come oggi sia importante il rilancio della Nato, nonostante qualche Capo di Stato in passato (l’ex presidente e attuale candidato repubblicano) parlò di alleanza da accantonare. Ribadisce poi la ferma e intransigente condanna alla deriva di violenza contro esponenti politici dall’attentato a Trump fino ad altre personalità.

L’Italia ha rapporti di tradizionali amicizia e vicinanza con Washington, maturati da tempo immemore, ma il Capo dello Stato rimarca l’indipendenza dell’Italia e si dice “sorpreso quando si dà notizia o si presume che vi possano essere posizionamenti a seconda di questo o quell’esito elettorale”, perché -spiega- non possono esserci condizionamenti nelle nostre scelte di politica interna a seconda di quanto decidono elettori di altri Paesi: sarebbe irrispettoso del nostro interesse nazionale e dei principi della nostra Costituzione, avverte.

 

La battuta sull’uso al femminile delle cariche istituzionali

Non manca una battuta quando, citando le personalità fatte oggetto di attentati, parla della “sindaca di Berlino”, con il femminile. “Spero si possa ancora dire”, sottolinea con un riferimento indiretto alla proposta della Lega, poi ritirata, contro l'uso del genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali dello Stato negli atti pubblici.

Politica: I più letti