Sono state solo "4 delle 8 liste rappresentate in Parlamento" ad aver accettato l'invito della Rai per "un confronto a due tra leader sulla base della forza rappresentativa". Perciò, ha spiegato Viale Mazzini, "in assenza della maggioranza richiesta dall'Autorità, si ritiene di non poter programmare alcun confronto nei termini proposti". Ieri l'Agcom aveva segnalato che i confronti televisivi possono essere legittimi se il format viene accettato dalla maggioranza dei gruppi presenti in Parlamento
"Soltanto quattro delle otto liste rappresentate in Parlamento hanno accettato l'invito di Rai a un confronto a due tra leader sulla base della forza rappresentativa. Per questo motivo, in assenza della maggioranza richiesta dall'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Rai ritiene di non poter programmare alcun confronto nei termini precedentemente proposti". Lo ha riferito una nota di Viale Mazzini dopo che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nell’ambito di una riunione svoltasi ieri, 15 maggio, ha esaminato il tema dei dibattiti televisivi tra esponenti politici in vista delle elezioni Europee e si è pronunciata, con il voto contrario della Commissaria Elisa Giomi, sulla questione.
L'indicazione dell'Agcom
In sostanza, affinchè i confronti tv tra i leader delle liste in corsa per le europee possano essere legittimi è necessario che il format venga accettato dalla maggioranza dei gruppi presenti in Parlamento. Questa l'indicazione che era arrivata dal Consiglio dell'Autorità dopo le richieste di parere inviate dalla Rai, dalla presidente della Vigilanza Barbara Floridia e da Michele Santoro, a seguito delle notizie su un possibile duello tv tra Giorgia Meloni e Elly Schlein e poi tra gli altri leader che era stato proposto da Bruno Vespa e all'idea di un doppio confronto tra le liste minori il 5 giugno e il 6 giugno tra quelle maggiori avanzata dal direttore del TgLa7, Enrico Mentana. Praticamente, è emerso, entrambe le ipotesi sarebbero state realizzabili: anche in più duelli consecutivi, quello che è necessario - secondo l'Autorità - è che il ciclo metta di fronte la maggioranza dei leader, considerando i gruppi in Parlamento.
La nota dell’Agcom
Quale, nello specifico, la segnalazione sul merito? “La disciplina sulla par condicio, come risulta dal combinato delle disposizioni della delibera n. 90/24/CONS e di quelle del provvedimento del 9 aprile 2024 della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, prevede che qualora la Rai o le emittenti nazionali private intendano trasmettere trasmissioni dedicate al confronto “devono assicurare una effettiva parità di trattamento tra tutti i predetti esponenti […] oltre che nell’ambito della medesima trasmissione, anche nell’ambito di un ciclo di più trasmissioni dello stesso programma, organizzate secondo le stesse modalità e con le stesse opportunità di ascolto”, ha segnalato una nota di Agcom. Occorre dunque valutare, era stato sottolineato ancora “la sussistenza del rispetto del principio di parità di trattamento, come delineato nell’articolo citato, in funzione delle modalità di esecuzione e collocazione delle trasmissioni”. Nel caso specifico, “la parità di trattamento può essere garantita dall’offerta a tutti i soggetti politici della medesima opportunità di confronto”. Il Consiglio dell’Autorità, ritiene inoltre che le trasmissioni dedicate al confronto, “possano considerarsi legittime ove il relativo format sia accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento. Eventuali spazi compensativi per coloro che dovessero rinunciare al format dei confronti dovranno essere organizzati nel rispetto dei principi previsti dalla citata normativa e in particolare del principio delle stesse opportunità di ascolto”.
Giomi: "L'indicazione dell'Agcom non tutela il pluralismo"
“L'indicazione emersa è che i confronti a coppie tra esponenti politici possono essere praticati solo se vi aderisce la maggior parte delle liste che partecipano alla competizione elettorale e comunque la maggior parte delle liste rappresentate in Parlamento. Ma questa impostazione non è sufficiente a tutelare l'effettivo pluralismo politico e i diritti delle forze minoritarie, che non hanno la stessa consistenza o lo stesso appeal televisivo di quelle principali ma hanno pur diritto ad un equo trattamento" ha spiegato la commissaria dell’Agcom Elisa Giomi, esprimendo la sua contrarietà nel merito. "Ritengo che questa decisione possa rappresentare un precedente rischioso per la libertà editoriale, poiché consente un vaglio selettivo e potenzialmente discriminatorio delle forze minoritarie”, ha sottolineato ancora.
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M5s: “Meloni e Schlein accettano confronto tra più leader?”
Sulla questione si sono espressi anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai con una nota. "Un dato - si legge nel comunicato - emerge evidente dalla pronuncia dell'AgCom sul duello tra Meloni e Schlein da Bruno Vespa: non si può organizzare un confronto solo tra due partiti e poi chiedere agli altri di accodarsi. Non si può offrire ad una sola forza politica l'opportunità di confrontarsi con la presidente del consiglio. L'asse tra Giorgia Meloni ed il PD su questo punto non ha retto. A questo punto la palla passa alla Rai. Se - come sembra - non ci sarà l'accordo della maggioranza dei leader per i confronti a due, perché non organizzare un confronto plurale e coerente con lo schema delle elezioni europee come quello proposto da Enrico Mentana?".
Calenda: “Non si può fare duello tv a due”
"Nel dibattito politico per le europee non c'è un capo della sinistra e uno della destra. In un sistema elettorale proporzionale non si può fare un confronto a due, è più adeguato un format di confronto all'americana. Ci sono tanti candidati occorre dare a tutti la possibilità di dire le cose in tempi contingentati e regole chiare" ha dichiarato anche Carlo Calenda commentandola pronuncia dell'Agcom.
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