Regionali 2023, come sono andati i partiti: chi sale e chi scende
PoliticaOltre la vittoria della destra, l’andamento dei principali partiti rispetto alle Amministrative 2018: impennata di Fratelli d’Italia, calo Lega, stabile il Pd. Giù i 5 stelle. Ma se si guarda alle Politiche 2022…
La destra vince, si prende il Lazio e si conferma in Lombardia. Il risultato è chiaro, il significato politico anche: successo netto e senza appello. Così come è chiara la sconfitta dello schieramento (o degli schieramenti) di centrosinistra.
Ma se l’esito generale della competizione è cristallino, resta comunque interessante osservare come si sono comportati i singoli partiti in questa tornata elettorale. Quali sono cresciuti rispetto alle Regionali precedenti e alle elezioni Politiche di settembre e quali sono calati. E soprattutto dove.
Un’idea di queste tendenze la offrono le mappe realizzate da Sky Tg24 che fotografano il risultato dei principali soggetti politici di lunedì 13 Febbraio nei singoli comuni e lo mettono a confronto con le tornate elettorali passate.
I territori dei comuni si colorano di un blu progressivamente più intenso quanto più la performance del partito è migliorata in punti percentuali. Al contrario, il colore diventa progressivamente più rosso man mano che la percentuale raccolta cala rispetto al passato.
Insomma, quanto più in una mappa è prevalente il blu e quanto più il colore è “forte”, tanto più il partito è migliorato. All’opposto se a dominare è il rosso, particolarmente nella sua gradazione più intensa, allora significa che l’esito è peggiorato. E se invece prevalgono le tonalità più tenui (sia rosse che blu) significa che lo scostamento, in un senso o nell’altro, è stato lieve.
Fratelli vincenti
Cinque anni possono rappresentare un’era, politicamente parlando. E il confronto tra i risultati di Fratelli d’Italia (FdI) nel 2023 rispetto al 2018 ne è la più plastica dimostrazione. Il partito di Giorgia Meloni compie infatti un balzo in avanti spettacolare rispetto alle Regionali di cinque anni addietro. E la distesa blu delle mappe è lì a dimostrarlo. In Lombardia FdI guadagna praticamente in ogni comune del territorio (appena due le eccezioni) con balzi notevoli nelle grandi città lombarde: +17 punti percentuali a Bergamo, +16 a MIlano, +14 a Brescia.
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Ancora più spettacolare il quadro laziale dove il partito del presidente del Consiglio aggiunge ben 23 punti percentuali a Roma, fa registrare solo un’unica macchia rossa in una panorama altrimenti dominato dalle tinte di azzurro.
Il quadro muta leggermente se si effettua il confronto con le elezioni politiche di settembre. Rispetto all’exploit autunnale, FdI risulta in calo in entrambe le regioni (in Lombardia di più). Ma, va detto, in questo caso l’accostamento è meno significativo: la natura delle competizioni è differente e il sistema elettorale anche.
Lega calante
Discorso opposto e speculare per la Lega. Rispetto al 2018 il partito cala un po’ ovunque nei comuni lombardi. E dunque è il rosso acceso, che rivela una discesa netta del consenso, a dominare. Dopo tutto quello è stato un anno importante per il movimento sotto la guida di Matteo Salvini, soprattutto al nord, e il confronto non può che risentire di questo fattore.
Non a caso, se il paragone si sposta sulle elezioni politiche del 2022, la fotografia che emerge è un po’ differente. Anche ricordando - ancora una volta - che si tratta di elezioni di tipo diverso, Salvini può provare a raccogliere qualche elemento di consolazione. Complessivamente, la Lega resta stabile e sembra guadagnare qualcosa nella parte più settentrionale della Regione che da sempre rappresenta uno dei principali serbatoi di voti della compagine verde.
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Per il partito di Salvini il Lazio non ha lo stesso valore, certo. Le percentuali assolute hanno una dimensione decisamente minore, ma il quadro e le tendenze non mutano troppo rispetto alla Lombardia. Cambiano solo le sfumature che qui, nelle mappe laziali, sono più attenuate - segno di scostamenti più esigui tra una tornata elettorale e l’altra - ma raccontano una storia analoga: emorragia rispetto al 2018, tenuta con qualche guadagno rispetto al 2022.
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Lo stallo del Pd
Colori tenui, tinte soffuse per le mappe del Partito democratico in Lombardia. Che vuol dire? Che il Pd nella regione più ricca d’Italia non progredisce né regredisce significativamente e il rosso e il blu tendono all’equilibrio, in una prevalenza di mezzi toni. La sconfitta della coalizione e del candidato resta comunque, ma il risultato del partito si colloca in una sorta di limbo, aperto alle più diverse interpretazioni. E questo vale sia confrontando il responso delle urne di lunedì scorso con il 2018 che con il 2022 (anche se in questo caso si nota un leggero miglioramento).
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Più nette le indicazioni che provengono dal Lazio dove da un’elezione Regionale all’altra l’arretramento del Pd è inequivocabile, come mostra la prevalenza del rosso, anche acceso, nella maggior parte dei Comuni della regione. Ed è difficile dire se la tenuta nella città di Roma può consolare la dirigenza impegnata nella discussione che porterà alla nomina del nuovo segretario.
Gli ottimisti del partito, da parte loro, potranno sempre puntare lo sguardo sul confronto con le politiche di settembre che restituisce una prospettiva decisamente più rosea, anche se rimanendo fedeli ai codici utilizzati in queste mappe si dovrebbe dire più azzurra. Se il paragone con le Politiche ha un senso - e, come detto, ce l’ha solo fino ad un certo punto - allora qualche elemento di conforto per i democratici arrivare da lì.
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Discesa a 5 Stelle
Dove l’interpretazione non lascia spazio a troppe incertezze e sottigliezze è dalle parti del Movimento 5 Stelle (M5S). Il colore delle mappe, sia quelle lombarde che quelle laziali, è rosso e nient’altro che rosso. Ovvero: il movimento guidato da Giuseppe Conte arretra sia al nord che al centro e sia a confronto con le elezioni Regionali del 2018 che con le Politiche del 2022.
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Quel che cambia, semmai, è la dimensione di questo passo indietro nei vari comuni segnalata dalle diverse sfumature. Molto più accese se si guarda al 2018, che per il M5S fu un anno trionfale, decisamente più morbide rispetto al risultato elettorale di pochi mesi fa. Anche se, rosso o rosa, il segno non cambia: resta negativo.
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