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Manovra, ritardi nei lavori in commissione Bilancio: slitta a giovedì approdo in Aula

Politica
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La capigruppo di Montecitorio, visto lo stallo in Commissione, rimanda di un giorno l’Aula. Il governo porrà questione di fiducia: voto atteso alle 11 di venerdì. "Se il Parlamento ritenesse di non modificarlo, per il Mef il testo approvato in Cdm sarà quello sul quale si porrà la fiducia, con l'eccezione della riformulazione sul Pos", dicono fonti. M5S: “Governo ci sta portando a esercizio provvisorio”. Meloni: "Ce la faremo in tempi previsti". Opposizioni esultano per esclusione scudo penale per reati fiscali

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Ancora tensioni intorno alla Manovra. Visto lo stallo in commissione Bilancio alla Camera, slitta di un giorno l'approdo del testo in Aula. A deciderlo è stata la capigruppo di Montecitorio, alla luce dei ritardi. La Manovra, quindi, arriverà in Aula giovedì alle 8 e la discussione generale si concluderà intorno alle 11, quando il governo porrà la questione di fiducia. Il termine per gli emendamenti è alle 8, quello per gli ordini del giorno alle 10. Il voto di fiducia è atteso intorno alle 11 di venerdì. “Se il Parlamento ritenesse di non modificare la Manovra, per il Mef il testo già approvato in Cdm va benissimo e sarà quello presentato in Aula e sul quale si porrà la fiducia, con l'eccezione della riformulazione sul Pos", hanno fatto sapere fonti del ministero. Il M5S ha attaccato: “Il governo ci sta portando all'esercizio provvisorio”. "Ce la faremo nei tempi previsti", ha assicurato Giorgia Meloni. Anche Matteo Salvini ha ribadito che "la Manovra va approvata assolutamente entro capodanno". Intanto, il deputato di FI Roberto Pella ha fatto sapere che nella Legge di bilancio non entra "alcun emendamento" su uno scudo penale per i reati fiscali. Pella era uno dei relatori. Le opposizioni - da Debora Serracchiani (Pd) a Giuseppe Conte (M5s) - cantano vittoria.

In 6 giorni ok a zero emendamenti

Al sesto giorno di lavori, la commissione Bilancio della Camera non ha ancora approvato nessuna modifica alla manovra. In giornata sono stati messi ai voti circa cento emendamenti dell'opposizione, tutti respinti. Oltre 420 sono stati accantonati, una decina ritirati e ne restano teoricamente da trattare più di 800, oltre al pacchetto di emendamenti del governo, quelli dei relatori ed eventuali riformulazioni.

Cosa è successo

Sono andate a rilento le trattative nella notte tra lunedì e martedì fra i gruppi parlamentari e il governo sulle richieste di modifiche alla manovra da inserire negli emendamenti dei relatori (che dovrebbero essere una decina) o in quelli dell'esecutivo. Non essendo stati raggiunti gli accordi politici necessari, l'esame della manovra in commissione è slittato. Intorno alle 20 di martedì gli emendamenti alla manovra dei relatori sono stati consegnati ai Gruppi parlamentari in commissione Bilancio.

vedi anche

Governo, Meloni sulla manovra: "Non ci sarà l'esercizio provvisorio"

Lo scontro sullo scudo

Uno degli ultimi scontri si è registrato intorno allo scudo penale per gli evasori, misura sostenuta da Forza Italia. Un testo non era mai arrivato in commissione. Era "la proposta di un singolo, mai condivisa in maggioranza", ha tagliato corto il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti, anche per togliere alle opposizioni il vessillo della "vittoria" sbandierata dopo l'annuncio che l'emendamento effettivamente non ci sarà. Secondo Forza Italia, invece, tutti nella maggioranza sapevano della proposta e non avevano avuto nulla da ridire fino a oggi. A fare saltare lo scudo, alla fine, sarebbe stata l'insistenza a fare rientrare non solo gli errori nelle dichiarazioni o i mancati pagamenti dopo avere presentato il 730, ma anche l'omessa dichiarazione. L'idea di aprire anche agli "evasori totali", insomma, sarebbe stata respinta sia dal Mef sia da Palazzo Chigi, anche perché sarebbe stata operazione difficile da difendere, a maggior ragione davanti al muro delle opposizioni.

Le polemiche delle opposizioni

Sui ritardi sono sono soffermate anche le opposizioni. Sono da attribuire alla maggioranza che "non si mette d'accordo su niente", hanno protestato. Con il M5S che si era detto anche pronto alle "barricate" per sventare il blitz sui reati fiscali. "Salta il banco", aveva minacciato il Pd a metà giornata, dopo una nottata trascorsa in commissione con l'ennesimo nulla di fatto e riunioni bilaterali dei partiti col Mef per cercare una quadra anche sulla distribuzione del tesoretto, ridotto a circa 200 milioni dopo la valanga di modifiche depositate in commissione dallo stesso governo, cinque maxi-emendamenti con oltre un centinaio di proposte, che in parte si sovrapponevano a quelle dei partiti. Tanto che una parte, almeno una ventine di proposte, potrebbe essere espunta dal pacchetto del governo e tornare di matrice parlamentare. Ancora prima che scoppiasse il caso "condono", a complicare i lavori c'era stata anche la defezione del Terzo Polo, che ha abbandonato la commissione in protesta per il nulla di fatto nonostante diversi giorni trascorsi in commissione. "Inutile e imbarazzante", secondo Carlo Calenda.