Giorgia Meloni, elogio della prudenza

Politica

Massimo Leoni

 La campagna elettorale assertiva, fino all’aggressività, ha lasciato spazio alla prudenza evidenziata dai primi tre colloqui istituzionali avuti, subito prima e subito dopo il giuramento. La nuova puntata de "La Guida"

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In queste primissime ore di mandato, Giorgia Meloni mostra una grande circospezione. La campagna elettorale assertiva, fino all’aggressività ha lasciato spazio alla prudenza evidenziata dai primi tre colloqui istituzionali avuti, subito prima e subito dopo il giuramento. Forse la prudenza non si addice alla neo premier, ma di sicuro lei sa che è indispensabile al momento. Si dice che con Mattarella i trascorsi passati – con momenti burrascosi, anche se unilaterali – non abbiano pesato. Il tempo è cambiato e la saggezza non smette di abitare il Quirinale.

Le istituzioni e il dovere della collaborazione

E allora c’è spazio per constatare – con un qualche compiacimento tutto istituzionale – che tra il presidente della Repubblica e il presidente Meloni c’è modo per una leale collaborazione tra istituzioni. Collaborazione preziosa, per una prima volta circondata da diffidenza diffusa che una figura come quella di Mattarella può aiutare a ridurre, prima e meglio di chiunque altro. Meloni lo sa, si mette in ascolto. Ci sono arcana imperii di cui vuole e deve ancora fare esperienza. Il secondo incontro è l’immagine plastica della bellezza della democrazia, servita anche a chi non ci crede.

La bellezza della democrazia

L’accoglienza al primo piano di palazzo Chigi, il lungo colloquio con Draghi, la consapevolezza crescente che il presidente del consiglio uscente su un punto ha ragione: l’isolamento non paga. In Europa ma, verrebbe da aggiungere, anche in Italia. I rapporti con Parlamento, opposizioni, corpi intermedi non possono essere trascurati. Mai, ma in particolare da lei, in questo momento. Il terzo incontro, a strettissimo giro, è proprio con l’Europa. Per citare il carissimo nemico, Enrico Letta: l’Europa di serie A, quella con cui un Paese – o una nazione, come preferite – come l’Italia deve stare. Macron. Lo sforzo di mettere da parte il passato qui è ancora più concreto. L’Italia di Meloni resta un oggetto da osservare con attenzione, ma guardando al futuro, non al passato. E’ già molto, per niente scontato.

Parlare, ascoltare

Tra poco, Meloni sarà di fronte al parlamento, per la fiducia al suo governo. Un momento irrinunciabile per la nostra democrazia. Parlare, ascoltare. Che sia un momento alto dipende dalla consapevolezza dei rispettivi ruoli istituzionali. Il Paese - la nazione - è in attesa.

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