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Coronavirus, i politici delle Regioni più colpite chiedono il ritorno alla normalità

Politica

Da Luca Zaia a Beppe Sala, presidenti e sindaci cercano di far ripartire i territori colpiti dall'emergenza epidemia. Il governatore del Veneto chiede la revoca dell'ordinanza sulle misure preventive, il sindaco di Milano lancia l'hashtag #milanononsiferma 

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Le regioni italiane più colpite dal coronavirus premono per far ripartire i loro territori e permettere ai cittadini di vivere la loro quotidianità. A partire dai governatori del Piemonte e del Veneto, Alberto Cirio e Luca Zaia, che ritengono che l'emergenza abbia già raggiunto il suo picco e ci siano le condizioni per un graduale ritorno alla normalità, fino al sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha lanciato l'hashtag #milanononsiferma (VIDEO) per motivare la popolazione a non avere paura. Nonostante le polemiche per aver indossato la mascherina di carta senza filtro, anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana sostiene che la malattia non sia grave seppure "ha la problematica di diffondersi a una velocità impressionante" (TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE).

Zaia: "Ordinanza deve essere revocata"

Per fare in modo che le persone possano tornare a riprendere le loro normali attività, Zaia ha chiesto che l'ordinanza del Ministero della Salute per le regioni con le misure di sicurezza per contenere la diffusione del Coronavirus venga revocata "a partire dal 1 marzo". Per il governatore del Veneto non c'è più un picco esponenziale sul territorio che giustifichi gli interventi preventivi. "Abbiamo un incremento dei contagiati che è minimale - ha detto - una decina di casi in più, di cui più della metà asintomatici e gli altri non sono gravi"  (DI MAIO: "TURISTI VENITE TRANQUILLAMENTE IN ITALIA - LE PAROLE DI RICCIARDI - IL VIDEO DEL MILANESE IMBRUTTITO). 

Riaprono i bar a Milano

Intanto a Milano è stata annunciata la ripresa dell'attività dei bar che non dovranno più restare chiusi dopo le 18, anche se restano ancora alcune limitazioni cautelari, come il servizio al tavolo e non al bancone. Sala ha condiviso un video in cui ha annunciato di essere al lavoro per riprogrammare gli eventi (dopo il rinvio del Salone del Mobile) e per riaprire alcuni servizi a partire dalla cultura, in accordo con il ministro Franceschini: "Cominciamo a riaprire qualcosa, potrebbero essere i musei, ma comunque partiamo dalla cultura". 

Cirio: "In Piemonte ci sono le condizioni per un ritorno alla normalità"

Alle voci di Zaia e Sala si unisce anche il governatore del Piemonte Cirio, che ritiene ci siano "finalmente le condizioni per chiedere al Governo un graduale ritorno alla normalità". L'ordinanza attuale nella regione scade il 29 febbraio e Cirio ha convocato l'incontro con presidenti delle Province, sindaci e prefetti per confrontarsi "sull'opportunità di sospendere o rimodulare le misure per il contenimento del coronavirus in Piemonte". Le misure attualmente in vigore, ha ricordato il presidente, erano già meno restrittive rispetto a quelle previste da altre Regioni come la Lombardia, proprio alla luce della situazione piemontese decisamente più contenuta e circoscritta.

Fontana: "Con inversione trend revoca misure"

È più cauto, invece, il presidente della regione Lombardia che non si sbilancia, unendosi al coro di chi chiede la revoca delle misure di sicurezza, perché attende di capire se il trend di diffusione rallenti e magari si blocchi. "Quando avremo riscontri positivi in questo senso - ha detto su Rai Radio 1 - ci daranno il via libera ad attuare o revocare le misure" aggiungendo che "siamo i primi a volerle ridurre perché siamo i primi a sapere che sono un danno". Espimendo ottimismo sulla possibile regressione del virus, Fontana ha poi concluso: "Sono molto tranquillo, sono solo preoccupato che i miei cittadini possano percepire negativamente questa situazione. Sull'esito positivo della vicenda non ho dubbi".

“Bergamo non ti fermare!”

Oltre a Sala, anche il primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori su Facebook, invita al ritorno alla normalità al grido di "Bergamo non ti fermare!”, invitando i propri concittadini a seguire le indicazioni del Ministero della Salute e della Regione Lombardia, senza farsi però prendere da allarmismo. "Questi giorni ci hanno messo a dura prova - osserva Gori - Le notizie sulla diffusione del virus e le prescrizioni che a partire da domenica hanno limitato tanti aspetti della nostra vita hanno generato un clima di preoccupazione che è andato molto aldilà del necessario”.

Il Friuli Venezia Giulia valuta un alleggerimento dell’ordinanza

Tra le regioni che stanno valutando la possibilità, alla scadenza il primo marzo dell'attuale ordinanza per contrastare la diffusione del coronavirus, di non prorogare ulteriormente il provvedimento c’è infine anche il Friuli Venezia Giulia. È "una decisione sulla quale stiamo ragionando - ha fatto sapere il vicepresidente del Fvg con delega alla Salute e alla Protezione civile, Riccardo Riccardi. “Contiamo di prendere una decisione il prima possibile - ha aggiunto - perché la vita delle persone non può cambiare da un minuto all'altro".