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Libia, Guerini: "È possibile una rimodulazione della missione italiana"

Politica
Foto: Ansa

Il ministro della Difesa ha parlato alle commissioni Difesa di Senato e Camera aprendo alla possibilità di un "intervento internazionale per dare solidità alla cornice di sicurezza". Poi ha aggiunto: "Intendiamo incrementare la nostra presenza in Sahel"

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I recenti avvenimenti in Libia "ci impongono una riflessione su una possibile rimodulazione del nostro sforzo militare". Queste le parole del ministro della Difesa Lorenzo Guerini alle commissioni Difesa di Senato e Camera. Lo stesso Guerini ha poi aggiunto che "si potrebbe ipotizzare un intervento internazionale per dare solidità alla cornice di sicurezza, nel rispetto di un'eventuale richiesta di supporto avanzata alla comunità internazionale". Ieri, 14 gennaio, era stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad aprire alla possibilità di mandare altri soldati in Libia (L'INCONTRO TRA CONTE E SARRAJ).

Guerini: "Nessun rischio per i nostri militari "

Dopo aver ipotizzato un "intervento internazionale in Libia per dare solidità alla cornice di sicurezza, nel rispetto di un'eventuale richiesta di supporto avanzata alla comunità internazionale", il ministro Guerini ha chiarito come non ci siano effettivi rischi per i militari italiani in Libia: "Nonostante l'acquisizione del controllo di Sirte da parte del Lybian national army vedano Misurata maggiormente esposta alle mire del generale Haftar, non sembrerebbero sussistere ad oggi minacce dirette nei confronti del nostro contingente in loco". Poi aggiunge: "Va fatto ogni sforzo perché le navi dell'operazione Sophia tornino a svolgere il compito essenziale di porre un freno al continuo afflusso di armamenti a favore delle fazioni in lotta in Libia".

"Intendiamo incrementare la nostra presenza in Sahel"

Per quanto riguarda la presenza di contingenti italiani in Africa, Guerini conferma: "Intendiamo incrementare la nostra presenza in Sahel dove si assiste ad una recrudescenza del terrorismo di matrice confessionale ed i cui effetti sono fortemente interconnessi con lo scenario libico, nonché nella regione mediorientale ed in particolare nelle acque dello stretto di Hormuz, la cui transitabilità in sicurezza rappresenta elemento essenziale per la nostra economia".

"Non ipotizzabile riduzione del personale in Afghanistan"

Il ministro ha infine parlato anche della questione irachena e della presenza italiana in Afghanistan: "Ritengo che la Nato possa rappresentare la futura dimensione dell'intervento internazionale in Iraq, andandosi a sostituire progressivamente alla coalizione, replicando il modello attuato in Afghanistan. Ho proposto - afferma il ministro - una riunione straordinaria a livello politico dei membri della Coalizione internazionale più direttamente impegnati in Iraq per definire i prossimi passi, ribadendo lo scopo finale della missione, che è il contrasto a Daesh". Mentre In Afghanistan "non è ipotizzabile un'ulteriore riduzione di personale se non abdicando al ruolo centrale che il Paese ricopre nell'ambito dell'operazione Nato".