Il leader di Italia Viva sceglie l’Aula del Senato, durante il dibattito sul finanziamento ai partiti, per tornare all’attacco sull’indagine sulla fondazione che sosteneva la sua attività politica. E cita Aldo Moro: “Non ci faremo processare nelle piazze”
Nell’inchiesta sulla Fondazione Open, c'è stata "una violazione sistematica del segreto d'ufficio sulle vicende personali del sottoscritto, è barbarie”. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, lo afferma nell'Aula del Senato durante il dibattito sul finanziamento ai partiti. E va all’attacco sull’indagine che riguarda i rapporti con gli imprenditori finanziatori e l'uso del denaro della fondazione che sosteneva la sua attività politica: "Non è uno Stato di diritto questo, siamo alla barbarie", sostiene Renzi. L’ex premier nel suo discorso cita Aldo Moro: “Non ci faremo processare nelle piazze” (COSA SAPPIAMO FINORA SULL’INCHIESTA).
“La magistratura ha fatto un’invasione di campo"
“La magistratura pretende di decidere cosa è un partito e cosa no”, ha continuato Renzi. “E se al pm affidiamo non già la titolarità dell'azione penale ma dell'azione politica, questa Aula fa un passo indietro per pavidità e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è", afferma l’ex premier. Sulla vicenda Open, accusa poi Renzi, la magistratura ha fatto una "invasione di campo".
"Corto circuito tra comunicazione e battaglia giudiziaria"
"Se nelle stesse ore della perquisizione - sostiene Renzi - si pubblicano, con un giornalismo a richiesta, dati che solo Bankitalia o la procura hanno, siamo consapevoli che le casualità esistono ma c'è un corto circuito tra la comunicazione e la battaglia giudiziaria?”, prosegue il leader di Italia Viva. “Qualcuno dice che la privacy per il politico non esiste. Dico no a uno Stato etico che vuole trasformare in processo ciò che è elemento di opportunità politica. E poi diventa Stato etilico quello di chi dice che i figli dei politici non hanno diritto alla privacy. Si abbia il coraggio di dire che siamo alla barbarie", conclude.
Renzi ai magistrati: "Contestateci per le nostre idee"
Renzi si è rivolto poi di nuovo ai magistrati: “Va il massimo rispetto a chi ha perso la vita per il suo impegno”, afferma il leader di Italia Viva, che alle toghe dice: “Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per il Jobs Act ma chi volesse contestarci per via giudiziaria sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono diversi dal giustizialismo".