Siri: "Senza novità da pm, mi dimetto". Conte: "Proporrò la revoca"

Politica

Il sottosegretario leghista indagato per corruzione in una nota: "Sono innocente. Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata". Poi, durante una conferenza stampa, il premier: "Proporrò la revoca delle deleghe nel prossimo Cdm"

Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che proporrà "la revoca delle deleghe" di Armando Siri, il sottosegretario alle Infrastrutture della Lega indagato dalla procura di Roma con l'accusa di corruzione di cui il Movimento 5 stelle chiedeva a gran voce le dimissioni. Il presidente del Consiglio lo ha dichiarato in una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi.  Conte specifica di non volersi "ergere a giudice del caso" e dichiara: "Ritengo che la politica con la P maiuscola debba rifuggire gli opposti ismi (giustizialismo e garantismo, ndr) e saper discernere caso per caso assumendosi la responsabilità di valutare la singola situazione".  L'incontro del premier con la conferenza stampa era stato anticipato proprio da Siri, che ha aperto per la prima volta alle proprie dimissioni in una nota diffusa nel pomeriggio: "Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro"..

"Sono innocente, ho sempre agito correttamente"

Nella sua nota Siri ha sottolineato che "dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. La disponibilità dei magistrati ad essere ascoltato c'è”. E dichiara di essere "innocente": "ribadisco di avere sempre agito correttamente, nel rispetto della legge e delle istituzioni, e di non avere nulla da nascondere. Proprio per questo, vivo questa situazione con senso di profonda amarezza", conclude l’esponente della Lega.

Le accuse a Siri

Siri è accusato di aver accettato denaro per inserire una norma sulle energie rinnovabili nella manovra. L'inchiesta a suo carico ruota intorno a una presunta tangente da 30mila euro, "data o promessa" a Siri in cambio di un “aggiustamento” al Def 2018 sugli incentivi al mini-eolico. Il tramite sarebbe stato l'ex deputato di Fi e responsabile del Carroccio per l'ambiente Paolo Arata, a sua volta accusato di avere rapporti con l'imprenditore dell'eolico Vito Nicastri, ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Secondo l'accusa, in cambio della mazzetta, Siri avrebbe dovuto spingere per l'inserimento di una norma, in realtà mai presentata, che avrebbe fatto retroagire alla costituzione di una delle società di Arata e Nicastri la data utile per godere di contributi economici nel settore delle energie alternative.

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