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Caso Siri e Salva Roma spaccano il governo. Salvini: "Si sciacqui bocca chi parla di Lega"

Politica

Il leader del Carroccio sul sottosegretario indagato: "Non accostate il mio nome alla mafia". Di Maio: "Garantismo è diverso da paraculismo". Prima del Cdm, il ministro dell'Interno aveva annunciato lo stralcio della norma per la Capitale, provocando l'ira di Conte

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"Stop polemiche, il governo va avanti altri 4 anni, il M5S vuole andare avanti per altri 4 anni". "Mi sono impegnato a non rispondere a polemiche, provocazioni e insulti da parte degli alleati 5 stelle. Costi quel che costi questo governo lo tengo in vita per il bene dell'Italia e degli italiani". L’obiettivo dichiarato dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini è chiaro: superare le divergenze e non far cadere l’esecutivo giallo-verde. Ma la tensione tra gli alleati rimane alta, sia sul caso Siri che sulla norma Salva Roma. Sul caso del sottosegretario ai Trasporti, indagato per corruzione e per il quale il M5s invoca le dimissioni, deciderà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma non prima di averlo incontrato: “Si possono prendere decisioni anche senza aspettare che la giustizia faccia il suo corso", ovvero anche "senza che la sentenza sia passata in giudicato", ha detto il premier. Ma la Lega non è intenzionata a fare passi indietro sulla difesa di Siri. "Il mio nome non può essere accostato in alcun modo alla mafia, si sciacqui la bocca chi parla di Lega in relazione alla mafia", ha tuonato Salvini, fiducioso nell'azione della magistratura, "che farà bene e velocemente il suo lavoro". Quindi, il titolare del Viminale tiene a ricordare che "Conte non ha chiesto le dimissioni di Siri". ". I pm di Palermo intanto hanno chiesto una condanna a 12 anni per Vito Nicastri, coinvolto nell'inchiesta insieme a Siri e al faccendiere Paolo Arata, in un'altra indagine su un presunto giro di mazzette alla Regione Sicilia.

Tra 4 o 5 giorni l’incontro tra Conte e Siri

La posizione di Conte, quindi, rimane ancora indefinita: "Prima ascolterò il sottosegretario, lo guarderò negli occhi e prenderò le mie decisioni tenendo conto del principio di innocenza a cui come giurista sono molto sensibile", ha spiegato il presidente del Consiglio che, in ogni caso, non vedrà il sottosegretario prima di quattro-cinque giorni per via di un viaggio in Cina. Ma sulla sua affermazione secondo cui si può decidere anche prima che la sentenza sia passata in giudicato, Salvini non ci sta: "Né io né il premier facciamo il giudice o l'avvocato. Contiamo su una giustizia rapida e veloce. Io aspetto la magistratura, siamo in un Paese civile dove non si è colpevoli o innocenti così, in base a un'occhiata".

Di Maio: "C'è una gran bella differenza tra garantismo e paraculismo”

Chi invece chiede con insistenza le dimissioni di Siri sono i 5 Stelle, che oggi sono tornati all’attacco: "La stampa riporta nuovi elementi in merito all'inchiesta che coinvolge il sottosegretario Siri, elementi politicamente significativi e che ci spingono nuovamente a chiedere un passo indietro al sottosegretario”, si legge in una nota del Movimento, al quale "sembra di rivivere il film di Renzi con la Boschi". Parole ancora più dure quelle del leader del M5s Di Maio, che in serata, dopo aver chiesto di rinnovare la fiducia alla base del contratto di governo, ha lanciato un nuovo affondo: "C'è una gran bella differenza tra garantismo e, diciamola così, paraculismo. Per noi se una persona viene arrestata o indagata per corruzione deve lasciare. Se non lascia, lo accompagniamo noi fuori dalla porta. Senza aspettare i magistrati".

Salva Roma, Salvini: “I romani hanno bisogno di un’amministrazione efficiente”

Oltre al caso Siri, la tensione tra gli alleati è salita anche a causa dello stralcio delle norme Salva Roma. "Mi ha stancato questa lite permanente tra un membro del governo e il sindaco di Roma. Si chiariscano se ne hanno bisogno, io penso a lavorare", ha detto Di Maio, nel giorno in cui Salvini lancia un altro attacco a Virginia Raggi. "I cittadini romani che non hanno bisogno di regali ma di una amministrazione cittadina concreta ed efficiente", ha detto il leader della Lega. Secca la replica del primo cittadino di Roma: "Salvini aveva una occasione per fare qualcosa di buono per gli italiani con il Salva Italia. Avrebbe cancellato 2 miliardi e mezzo di debiti a carico di tutti gli italiani. Sono certa che il parlamento riuscirà ad intervenire e a correggere tutto questo".

Conte: "Non sono mai stato un passacarte"

In giornata il premier Conte è tornato anche sulle frizioni con Salvini di ieri: "Quando si lavora ci si può confrontare anche in modo franco e utile ma non si può isolare una singola frase, anche riportata male, per sintetizzare ore di lavoro", afferma. "Se mi sento un passacarte? Non lo sono mai stato nella vita", ha detto il premier in riferimento alla frase a lui attribuita, che avrebbe pronunciato ieri a Salvini che aveva annunciato prima del Cdm lo stralcio di gran parte della norma Salva Roma. “Non siamo tuoi passacarte”, avrebbe detto il primo ministro al leader della Lega. A notte fonda, Conte in un post su Facebook aveva provato a stemperare i toni, scrivendo che nel Consiglio dei ministri sul decreto crescita "è stato definito un percorso normativo a sostegno dei Comuni, a partire da Roma”.

Salvini: "La Lega aiuta tutti i Comuni". M5s: "Decideranno le Camere"

Opposte sono state le reazioni allo stralcio del Salva Roma. "La Lega è soddisfatta, i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani ma restano in carico al sindaco", ha detto Salvini. "La norma è stata approvata a metà, con i commi 1 e 7. È un punto di partenza, sul resto decideranno le Camere", è stata invece la reazione del M5S al termine del Cdm. Una lettura della vicenda quest'ultima successivamente confermata dal post di Conte su Facebook ("Il Parlamento potrà intervenire ancora in sede di conversione").