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Scontro Lega-M5s, Salvini: Flat tax in contratto Niente condono in sblocca cantieri

Politica

Il leader leghista: "Spero non ci siano resistenze da parte di nessuno". Sullo sblocca cantieri salta nell'ultima bozza la sanatoria per le mini-irregolarità che aveva creato discussioni. Domani il dl approda in Cdm. Conte assicura: "Tutto confermato"

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Ancora tensione nella maggioranza giallo-verde: a dividere Lega e M5s sono la flat tax (COS'È) e il decreto sblocca cantieri. "La flat tax è nel contratto di governo. Spero non ci siano resistenze da parte di nessuno. Le coperture ci sono, perché quando l'economia corre lo Stato incassa", spiega Matteo Salvini. Secondo la Lega, "per la prima fase bastano tra i 12 e i 15 miliardi". Il ministro dell’Economia Giovanni Tria smentisce le stime del Tesoro, mentre la sottosegretaria Castelli, del M5s, sottolinea che "anche 15 miliardi sono insostenibili". Luigi Di Maio invece bolla la polemica come "senza senso": "L’importante è abbassare le tasse e subito", ribadisce intervistato dal Corriere della Sera. Poi durante una trasmissione radiofonica, sullo sblocca cantieri, afferma: "Domani va in Cdm senza condoni. Anche la Lega non li vuole". A far discutere è stata una sanatoria per le mini-irregolarità nei vecchi edifici costruiti prima del 1977 che però risulta non esserci nell'ultima bozza. E il premier Conte lasciando l'Aula di Montecitorio conferma l'appuntamento per il Consiglio dei ministri del 20 marzo.

Dl sblocca cantieri: in bozza niente condono, resta 30% subappalto

Il decreto sblocca cantieri vede cinque articoli e 23 pagine di articolato - secondo l'ultima bozza - che vanno dalle disposizioni sugli appalti alla sicurezza delle dighe. Saltano quindi sia la sanatoria sulle mini-irregolarità che ha creato tensioni, sia l'eliminazione della soglia del 30% per il subappalto. Previsti uno o più commissari straordinari per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, e un commissario ad hoc per le strade della Regione Sicilia. Mancano invece nel testo norme su Mose e Roma capitale presenti ancora nella relazione illustrativa. E rientreranno nel decreto, secondo quanto si apprende, anche alcune delle misure del pacchetto crescita messe a punto dal ministro Tria, per rilanciare gli investimenti pubblici. Si va dal dimezzamento dei tempi per il parere del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, che interverrà solo per i lavori sopra i 100 milioni (non più 50), al potenziamento del partenariato pubblico-privato, alla deroga per i Comuni non capoluogo dall'obbligo di ricorrere alle centrali di committenza per le gare.

Le divisioni sulla flat tax 

Sul fronte della flat tax, intato, il sottosegretario leghista Armando Siri deve portare al ministro dell'Economia Giovanni Tria il dossier, con i numeri dei costi della "flat tax fase 2": un'aliquota piatta del 15% da applicare fino a 50mila euro di reddito, con deduzioni inversamente proporzionali al reddito. Costo "vero" stimato: 12 miliardi. Il problema, ha rimarcato anche la sottosegretaria all'Economia Castelli, sono le coperture. Il Movimento intanto insiste con la sua proposta di ridurre gli scaglioni Irpef da 5 a 3 e insieme introdurre il coefficiente familiare. Ma la Lega ribatte che nel contratto "c'è scritto flat tax: è molto chiaro, perciò noi siamo tranquilli". "È scritto nel contratto e la riforma organica va completata, ma non ho sul tavolo un progetto" specifico, ha spiegato il premier Conte.   

Boccia: "Pensare al lavoro, non alle promesse"

In giornata, anche il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, ha commentato la questione: "È arrivato il momento di concentrarsi sul lavoro sull'occupazione e sulla crescita. Il Paese ha questa priorità, se non vogliamo chiamarla emergenza dato il rallentamento dell'economia". Per Boccia, dunque, il governo dovrebbe pensare ad altre questioni più urgenti che la flat tax: "Nel dopoguerra De Gasperi e Di Vittorio fecero un patto cosiddetto dei produttori: prima le fabbriche, poi le case. In questo momento bisogna pensare alle fabbriche e al lavoro, non fare promesse che non hanno seguito o hanno maggior ricorso al deficit".