Trivelle, Costa: "Non firmo". Garavaglia: "Ci sono atti obbligatori"

Politica
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Prosegue lo scontro M5s-Lega sull'ambiente: "Non darò autorizzazioni a trivellare anche con parere positivo della Commissione", dice il ministro. "È una questione amministrativa, non di scelta politica", replica il viceministro. A rischio il dl semplificazioni

"Sono per il no alle trivelle, le trivelle passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza". Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, ha parlato così durante un evento a Pescara accanto a Sara Marcozzi, candidata alla presidenza della Regione Abruzzo per il M5s per le elezioni del 10 febbraio prossimo. Dichiarazioni che hanno subito trovato la risposta del viceministro leghista Massimo Garavaglia: "Ci sono atti obbligatori, è una questione amministrativa, non di scelta politica" (LO SCONTRO M5S-LEGA SULLE TRIVELLE). Intanto, secondo fonti del M5s, proprio a causa della questione trivelle il dl semplificazioni rischia di saltare. 

Costa: "Le alternative ci sono"

Parlando della riforma della Commissione Via, il cui parere va sul tavolo politico, Costa ha poi proseguito sul Facebook: "Non firmo e non firmerò autorizzazioni a trivellare il Paese anche se dovesse esserci il parere positivo della Commissione Via-Vas. Le alternative ci sono. Si chiamano 'energie rinnovabili', se bisogna investire è quella la direzione". Attraverso il suo profilo, il ministro ha aggiunto: "Ricordo che un miliardo di euro investito in rinnovabili ed efficientamento energetico crea fino a 13 mila posti di lavoro. È anche una questione economica: vogliamo puntare sulle fossili, che impoveriscono il territorio e che creano pochi posti di lavoro o sulle rinnovabili, perseguendo gli obiettivi di sostenibilità europei, aiutando il clima e creando tanti posti di lavoro?".

Chiesta ulteriore proroga del dl semplificazioni

Lo scontro sulle trivelle rischia di complicare il dl semplificazioni. "Chiediamo un'ulteriore proroga a domani mattina" dell'approdo del decreto nell'Aula del Senato, dice Mauro Coltorti, presidente della commissione Lavori pubblici del Senato e relatore del provvedimento. "Abbiamo bisogno questa sera di lavorare come commissione - spiega durante il suo intervento a Palazzo Madama - per portare un fascicolo adeguato all'attenzione dell'Aula". Coltorti aggiunge che "alcune difficoltà" sono legate anche al fatto che "non sono ancora pervenuti" i pareri di altre commissioni. Secondo la Lega, l'emendamento depositato dal M5s sulle trivelle va modificato o l'impasse in Senato non si sbloccherà. Il M5s invece dice di essere determinato a portare avanti lo stop a tutte le nuove trivellazioni, con aumento dei canoni e una deroga solo per le coltivazioni in corso. Ma per la Lega la proposta pentastellata è inaccettabile. A rischio, secondo i leghisti, ci sono centinaia di posti di lavoro, in siti come quello di Ravenna. Una delle proposte della Lega, respinta per ora dal M5s, sarebbe quella di presentare un emendamento che recepisca il testo del referendum del 2016 che vietava nuove trivellazioni entro 12 miglia dalla costa. Ma si starebbe lavorando a una mediazione che tuteli i posti di lavoro azzerando l'aumento dei canoni.

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