Il via libera diventa un caso. Di Maio: "Autorizzati da governo precedente, non potevamo fare altrimenti senza commettere reato". Il titolare dell'Ambiente: "Non sono diventato ministro per riportare l'Italia al Medioevo economico e ambientale. Siamo contro trivelle"
Il via libera alle trivellazioni per la ricerca del petrolio diventa un caso. “Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò”, ha dichiarato in un post su Facebook il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Ieri però Angelo Bonelli, dei Verdi, aveva rivelato che il Mise, il ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio, a fine anno “ha dato il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nel mar Ionio”. “I permessi dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell'Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra amica dell'ambiente”, ha ribattuto Costa. Ha anche rivelato di essere al lavoro insieme al Mise per inserire nel dl Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi pendenti. Anche Davide Crippa, sottosegretario al Mise (M5s), ha assicurato che “è stato avviato l'iter di rigetto per sette permessi di ricerca del petrolio in Adriatico e nel Canale di Sicilia”. Manda indietro le accuse anche il vicepremier Di Maio. "Queste 'ricerche di idrocarburi' (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal governo precedente e in particolare dal ministero dell'Ambiente del ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato", ha scritto su Facebook. Sulla questione è intervenuto in modo duro Michele Emiliano. "È insopportabile la bieca ipocrisia di chi, dopo aver finto di lottare al nostro fianco, appena giunto al governo del Paese anche grazie ai tanti elettori sensibili a questo argomento, ora assume le medesime condotte dei governi precedenti che si volevano contrastare con la richiesta di referendum antitrivelle", ha dichiarato il governatore della Puglia. E ha annunciato, oltre a un incontro a Bari il 14 gennaio, anche di voler impugnare le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise.
Di Maio: Emiliano impugna permessi? Sono contento
"Ho letto che il governatore della Puglia intende impugnare queste autorizzazioni. Sono contento, non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma. Ma non sarà 'un ricorso contro Di Maio', bensì sarà un ricorso di un governatore del Pd contro una autorizzazione rilasciata dal Pd", ha commentato Di Maio. Il ministro ha spiegato di aver scelto "il ministero dello Sviluppo economico anche perché sapevo che da queste parti passano le autorizzazioni a trivellare il nostro territorio e i nostri mari". "In questi otto mesi - ha aggiunto - abbiamo già fermato tante nuove richieste e presto avrete un piano clima ed energia che proietterà l'Italia verso il 100% di energie rinnovabili". Il vicepremier ha poi annunciato che "presto (ci stiamo lavorando da 8 mesi e ci siamo quasi) porteremo in Parlamento una norma che dichiara l'Air gun una pratica illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra. Fino ad allora faremo il possibile per bloccare le trivellazioni volute dal Pd, ovviamente senza infrangere la legge".
Costa: non riporterò Italia al Medioevo economico e ambientale
Il no alle trivelle è stato ribadito anche da Costa nel suo post su Facebook: “Non sono diventato ministro dell'Ambiente per riportare l'Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione”. Poi, negando divergenze tra i ministeri, ha aggiunto: “Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare lo abbiamo bloccato. Siamo per un'economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto. Anche per questo incontrerò personalmente i comitati Notriv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni".
Crippa: dialogo per fermare nel modo più celere le trivellazioni
Anche Crippa si è detto “più che disponibile a incontrare le associazioni, convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni”. Il sottosegretario al Mise ha spiegato che l'iter di rigetto è avviato per 7 permessi di ricerca del petrolio in Adriatico e nel Canale di Sicilia e ha invitato a lasciare “da parte inutili e sterili polemiche”. Anche lui con un post su Facebook, ha aggiunto: “Ritengo utile precisare che quando scrivo che è stato dato seguito all'iter di rigetto, non vuol dire che il rigetto è stato già pubblicato. Il rigetto è frutto di un percorso formale di corrispondenza tra le parti che può portare, dopo tempistiche obbligate per le controdeduzioni, all'emanazione del rigetto”.
Bonelli (Verdi): uffici Costa hanno dato pareri positivi
Ieri era stato Angelo Bonelli, dei Verdi, a riferire che il 31 dicembre 2018 erano stati pubblicati sul BUIG, il bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse, "tre nuovi permessi di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2.200 km/q a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado, Usa". Bonelli aveva poi aggiunto: "La ricerca autorizza l'uso dell'air gun, le bombe d'aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica: è il regalo di Luigi Di Maio alla Puglia e alla Basilicata dopo Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal ministero dell'Ambiente". Oggi Bonelli è tornato a parlare, attaccando Costa. "Il ministro dice di non aver mai firmato atti che autorizzano le trivellazioni, ma non dice che i suoi uffici invece hanno dato pareri positivi per le trivellazioni in Adriatico e ultimo alla Shell nell'area del parco di Lagonegrese. Se il ministro pensa di non avere la responsabilità politica di ciò che i suoi uffici fanno, allora siamo messi molto male". L'esponente dei Verdi ha aggiunto: "Una cosa è certa, sino a oggi Costa e Di Maio non hanno presentato e votato norme che abrogavano ad esempio l'art.38 della legge sblocca Italia o che introducessero il divieto dell'air gun nelle ricerche petrolifere da loro promesso in campagna elettorale. Il M5s ha usato l'ambiente solo come strumento di propaganda elettorale".
L'incontro a Bari contro le trivelle
Intanto Piero Lacorazza (Pd), consigliere regionale della Basilicata e tra i principali promotori del referendum no triv del 17 aprile 2016, ha chiesto che le “Regioni promotrici dei sei quesiti referendari si incontrino nei prossimi giorni” invitando il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a rendersi disponibile per un incontro a Bari. Secondo Lacorazza, "il rilascio di permessi di ricerca nel Mar Ionio sono la causa scatenante della necessità di rivedere le norme sulle quali infrangono anche le promesse elettorali del M5S". Emiliano ha accolto la richiesta di Lacorazza e ha invitato per il 14 gennaio a Bari le componenti del Comitato promotore dei referendum antitrivelle, più tutti i rappresentanti interessati delle Regioni e dei Consigli Regionali che col loro voto chiesero lo svolgimento della consultazione referendaria. "Lo scopo - si legge in una nota della Regione Puglia - è quello di costruire una nuova iniziativa politica per fermare le trivellazioni nei mari italiani".
Emiliano: Di Maio e Costa hanno tradito elettori M5s
Proprio Emiliano, ieri aveva annunciato di voler impugnare “le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise a cercare idrocarburi nel Mar Ionio”. Il governatore aveva aggiunto: “Di Maio e Costa hanno tradito ancora una volta quanto dichiarato in campagna elettorale. Avrebbero potuto nel programma di governo e quindi nella legge finanziaria bloccare tutte le ricerche petrolifere in Italia, come avevano sempre detto di voler fare. La Regione Puglia difenderà il suo mare in ogni sede e con tutti i mezzi disponibili”.